Michele Caivano – Web developer

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Classe 1987, pugliese. Amministratore di Fortunecat.it, portale dedicato ai professionisti del web e agli appassionati dei nuovi media digitali.
Collabora con diverse agenzie, occupandosi principalmente di web development e di web marketing. Da poco si è lanciato nella creazione di un’agenzia di comunicazione, insieme a dei validi e coraggiosi colleghi.
Amante dei gatti, sportivo, amichevole quanto basta.
Passa ore al pc alle prese con righe di codice. E ha accettato con serenità il fatto che i suoi parenti non capiscono che lavoro faccia.

 

L’ultimo social post?
Sarebbe difficile tenere traccia di tutti gli updates su Twitter. L’ultimo post sul mio blog riguarda Knowledge Graph di Google.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Il video di Enter Sandman dei Metallica.

Mac, Windows o Linux?
Sul mio pc ho sia Windows che Linux in dual boot. In linea di principio preferisco Linux, ma su Windows ci sono parecchi programmi di cui non posso fare a meno.

L’ultimo acquisto online?
Ho acquistato alcuni componenti per il mio computer.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Ce ne sono tanti. Il primo che mi viene in mente ora è “Umano, troppo umano” di Nietzsche.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Nel mio caso non mi hanno segnato tanto i progetti quanto una scelta. Ho scelto di fare il freelance. Lavorare in proprio è molto stimolante, ma non è semplice. Bisogna saper gestire la propria indipendenza.

Quando hai deciso di diventare web developer?
Ho sempre avuto dimestichezza con i linguaggi di programmazione. Ho iniziato con il Basic su un vecchissimo Commodore 64, poi sono passato al Pascal al liceo, al C++ all’università. E di lì a diventare un developer il salto è stato breve.
Poi ho iniziato ad interessarmi agli algoritmi dei motori di ricerca e alla search engine optimization.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Lo studio (da autodidatta) e l’esperienza vanno di pari passo. Il sapere è anche saper fare.

Michele Caivano - Web developerIl primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
I primi colloqui sono stati piuttosto deludenti. Quando fai un colloquio, il tuo interlocutore cerca (legittimamente) di ottenere le condizioni per lui più vantaggiose.
Questo è naturale, fa parte della contrattazione. Ma contrattare non significa delegittimare o denigrare. Spesso la contrattazione sconfina nel piano personale.
Questo capita anche con i clienti. Alcuni per ottenere prezzi più bassi assumono un atteggiamento “aggressivo”.
L’importante è avere sangue freddo, essere inamovibili e soprattutto non prendersela. E’ un gioco delle parti, in fondo.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Di incontri significativi ne ho avuti molti, è il bello della rete. Sul web ho avuto modo di conoscere tante persone intraprendenti, che hanno voglia di fare e che non si arrendono di fronte alle prime difficoltà.
Spesso i giovani vengono raffigurati come “bamboccioni” o peggio ancora come “sfigati”. Ma vi assicuro che c’è una parte significativa di questo paese che rifiuta di piangersi addosso.

E un’intuizione vincente?
L’intuizione più importante è stata quella che mi ha portato a diventare un libero professionista. Posso programmare autonomamente i tempi di lavoro e decidere quali sono i progetti a cui dare priorità.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web developer come te?
Beh, sono anch’io un giovane. L’unico consiglio che mi sento di dare è il seguente.
Cari ragazzi, se non siete prima di tutto voi a credere nelle vostre capacità, non sperate che lo facciano gli altri.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Il web rappresenta una grande opportunità, soprattutto in questo momento difficile per il paese. Grazie al web sono saltati gli schemi ed è diventato più facile inventare o re-inventare il proprio lavoro.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Servirebbe maggiore consapevolezza da parte dei lavoratori (sul web, ma non solo).
Un sindacato dei networkers dovrebbe aiutare i lavoratori a districarsi fra fisco, previdenza, tipologie contrattuali, ecc… L’Italia da questo punto di vista è una giungla.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Mi occupo di promozione e pubblicità, sfruttando come canale di comunicazione il web.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Assolutamente no. L’importante è non stressarsi troppo e gestire al meglio le “ore sonno”.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
L’unico social che seguo con interesse è Twitter. Lì ho circa 7000 contatti. I social network li uso solo per conoscere persone che abitano lontano. Sarò all’antica, ma se un amico abita a due passi da casa mia preferisco parlargli di persona.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Sì, un po’ perché sono caratterialmente paranoico, un po’ perché qualche informazione in più non guasta mai. 🙂

 

di Mario Grasso