Digito dunque sono: il rovescio della medaglia

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MILANO – Se digitando sul web, possiamo sentirci cittadini del mondo, liberi nel conquistare e diffondere pensieri e convinzioni, (vedi articolo precedente) non dobbiamo dimenticarci che il web è una rete: da una parte può aiutarci a pescare nel grande mare, dall’altra può trasformarsi in una trappola (per cui da pescatori diveniamo pescati).

Cito alcuni esempi. Sono tantissime le società specializzate nel reclutare personale on line: l’iscrizione è gratuita e il percorso passa dalla richiesta dei soliti dati necessari per farsi conoscere, alla richiesta di descrivere, sempre più dettagliatamente, aspetti personali che poco hanno a che fare con la vita professionale.

Proprio su un post leggevo che molti recruiter hanno acquisito un particolare allenamento nell’identificare i candidati ‘giusti’ e riescono a selezionarli in meno di 5 minuti! Non so voi, ma personalmente ho i brividi nel sapere che un curriculum vitae (il risultato di un’esistenza) sia analizzato in un tempo così breve e soprattutto “stimato” sulla base di dettagli che non sono sempre strettamente legati agli aspetti professionali.

Il web che da un lato permette cose molto positive, per esempio partecipare a delle discussioni in un forum e fare conoscere le proprie idee, dall’altro può essere strumento discriminatorio nella scelta di assumermi o di essere contattato per una consulenza: il pregiudizio (nato on line) supera l’obiettività. Occorre dunque prestare molta attenzione a tutto quello che si scrive sul web, e a come si scrive: l’utilizzo improprio di elementi personali è sempre possibile.

Analizzando il social network è facile incappare sia in articoli interessanti e con fondamenti ben precisi, sia in deliranti diari giornalieri di personaggi in cerca d’autore. La Rete è bella per la sua vastità, ma non è così semplice sapersi muovere e trovare informazioni attendibili. Tutto è troppo e troppo dispersivo: sono troppi gli ‘esperti’, non qualificati, che danno risposte a domande vaghe che poi, purtroppo, sono prese sul serio quanto (se non di più) le risposte degli esperti veri.

Prendere per buone queste risposte è altrettanto o più nocivo del fai da te nostrano, soprattutto se si tratta di argomenti quali salute e denaro. Quindi… Fate attenzione e verificate sempre, per quanto possibile, l’attendibilità dell’interlocutore.

Un altro aspetto che spesso sottovalutiamo è che descrivendo, sul web, le nostre passioni, i nostri gusti, come trascorriamo il nostro tempo libero, priviamo noi stessi di un diritto sacrosanto: quello alla privacy. Quanto siamo sicuri che le informazioni che diamo siano utilizzate in modo corretto?

Ogni volta che clicchiamo, lasciamo un passo indelebile sul suolo della rete, qualcosa che riconduce a noi: chi frequentiamo e come; se abbiamo prenotato un hotel al mare con la famiglia o se abbiamo trascorso un infuocato week-end in montagna con l’amante…

Certo la legge ci tutela, ma chi di noi non è incorso per esempio in un “copia e incolla” senza autorizzazione e senza che il nostro nome venga citato come fonte? A me è capitato e ho dovuto fare presente all’interlocutore che il fatto che qualcosa, un contenuto, una foto, fosse in internet non significa poterlo prendere, copiare e incollare facendolo diventare o passare come farina del proprio sacco!

È importante quindi avere la consapevolezza che tutto quanto pubblichiamo sul web, dalle foto delle nostre vacanze all’ultimo articolo scritto, parla di noi: quindi è importante divulgare, pensandoci bene, solo ciò che si ritiene debba essere reso pubblico. Tutto questo non deve spaventarci, basta saper usare quel po’ di tanto auspicato buon senso e ricordare che non sappiamo chi ci legge veramente, dietro lo schermo.

Ogni strumento può essere meraviglioso se utilizzato nel modo corretto: il web non è immune da questa semplice regola, ma è fatto da persone che vogliono crescere e altre che vogliono approfittare degli eventi; di persone che mettono a disposizione degli altri le proprie conoscenze e di persone che, invece, usano la rete solo per scaricare le loro frustrazioni e le loro tensioni; di persone che sanno sfruttare le capacità del web e limitarne l’uso e di altre che lo usano in modo compulsivo, al punto di diventarne patologicamente dipendenti.

Il mondo è bello perché è vario: digito e proprio perché lo faccio sono! Non dimentichiamoci però che siamo anche e comunque il World Wide Web.

 

di Paolo G. Bianchi, esperto in processi formativi e in counseling aziendale e personale
www.brainfactor.it
www.formazionezero.blogspot.com