Michele Pinassi – Sistemista

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Michele Pinassi nato a Siena nel 1978 e’ laureato in “Storia, Tradizione, Innovazione”; il suo primo approccio informatico è avvenuto su un Amiga 600, con il quale ha imparato il linguaggio C.

E’ stato point Fidonet e Cybernet, partecipando anche al primo Hackmeeting di Firenze nel 1998. Ha partecipato alla creazione dello SLUG -Siena Linux Group- di Siena che ha avuto un importante ruolo nella diffusione del software libero nella provincia toscana.

Attualmente è Responsabile della Telefonia all’Università degli Studi di Siena, dove si occupa del progetto VoIP. Nel tempo libero pratica karate wado-ryu e podismo, viaggia in sella alla sua Honda e si dedica alla fotografia. Cura il blog www.zerozone.it

 

L’ultimo social post?
Su Google+, il social network che utilizzo per rimanere in contatto con gli amici più stretti.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Adoro i documentari di storia e ho subito approfittato dei video appena pubblicati dalla Luce, con i documenti che raccontano la storia contemporanea del nostro paese.

Mac, Windows o Linux?
Linux, senza esitazione. Ho iniziato oltre 10 anni fa, con Slackware 3.4. Adesso ho Ubuntu su tutti i PC, compreso quelli di lavoro. Per i server, invece, scelgo Debian.

L’ultimo acquisto online?
Scarpe da Running su Zalando.it, approfittando di un buono sconto che mi hanno offerto in cambio di una recensione.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Ho sempre letto molto e libri che mi hanno segnato ce ne sono stati tanti. Tra i tanti scelgo “Codici e Segreti” di Simon Singh e “Spaghetti Hacker”, che racconta gli anni nei quali mi sono avvicinato all’informatica.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Sicuramente la realizzazione del portale Openitaly.net, attualmente in fase di restyling: è stata una sfida nata 5 anni fa, in occasione dello scandalo del portale Italia.it.

Quando hai deciso di diventare sistemista?
La passione per l’informatica è nata quando avevo 14 anni. E’ solo durante la mia prima esperienza lavorativa, presso la ToscoDati di Siena, che ho scoperto la mia propensione verso la gestione dei sistemi informatici: ero uno dei pochi a conoscere il sistema operativo Linux !

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Sono importanti entrambi e la mia formazione scolastica di Perito in Elettronica e Telecomunicazioni mi ha aiutato tantissimo a capire alcuni aspetti progettuali dei sistemi informatici. Sicuramente però la vera differenza è la passione e la curiosità per quell’universo infinito che vive nella Rete delle reti: Internet. Nel nostro mestiere è importante rimanete sempre aggiornati: il mondo informatico è in continua evoluzione !

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Avevo 20 anni, un diploma e un Olivetti Pentium 75 a casa, con su Slackware 3.6 ed una connessione a 14.4 Kbps. Mi trovai a disposizione diversi HP Proliant ed una CDN 64K: trattenere l’emozione non fu affatto facile !

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Grazie agli altri amici dello SLUG, il Siena Linux Group (www.siena.linux.it), ho avuto modo di incontrare Richard M. Stallman: un incontro decisamente particolare !

E un’intuizione vincente?
Le intuizioni vincenti sono alla base del nostro lavoro: sono le scintille che permettono di accendere la fiamma dell’innovazione !

Michele Pinassi

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare “sistemista” come te?
Ognuno di noi nasce con delle peculiarità e delle passioni. Come ho già detto, credo che un bravo “informatico”, per essere tale, deve essere prima di tutto innamorato del suo lavoro. Sicuramente un consiglio che mi sento di dare è quello di guardare oltre, capire come funzionano le cose, sperimentare e osare. Come dice sempre il mio maestro di karate: “lavorare, lavorare lavorare !”. La passione per l’informatica non finisce “stimbrando il cartellino”.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
L’Italia soffre di una diffusa ignoranza informatica, dovuta anche ad un progressivo invecchiamento della popolazione. E questo provoca una forte “sminuizione” della professionalità dell’informatico, considerato poco più di uno smanettone. Molte volte ho avuto a che fare con gente che, mentre lavoravo, mi diceva: “eh, anche mio nipote è tanto bravo al computer: passa tutta la giornata davanti al pc !”. Difficile far capire che dietro c’è tanto studio e lavoro: questo ha causato l’arrivo di una “marea” di principianti che si sono spacciati “professionisti”, danneggiando l’intero settore e portando ad un “mercato al ribasso”. L’arrivo di Internet tra le masse ha solamente accentuato questa situazione: ogni ragazzino con uno smartphone si sente un grande esperto di informatica e la concorrenza di questi “script kiddies” ha svalutato pesantemente la nostra professione. Perlomeno questa è la situazione nella mia provincia.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Sono pregiudizialmente contrario alle forme sindacali perché credo nel valore individuale delle persone e le corporazioni, come in Italia ben sappiamo, hanno provocato più danni che altro. Ma certo una forma di tutela del nostro mestiere dovrebbe essere attuata.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Noi sistemisti rendiamo possibile vedere i film in TV, ascoltare le telefonate al cellulare, diffondere le informazioni – anche mediche- attraverso Internet così che il tuo medico possa curarti nel miglior modo possibile.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Assolutamente no. Il nostro è un mestiere “on demand”: ci sono giorni di tranquillità in cui abbiamo il tempo di informarsi e sperimentare, come dei momenti in cui il mondo sembra caderti addosso e devi lavorare fino a che tutti i servizi sono ripristinati alla perfezione.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Facendo anche attività politica ho molti amici, più che altro “followers”, sui più diffusi social networks. Diciamo che le vere amicizie sono quelle off-line e si contano sulle dita di due mani 🙂

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Mi è capitato ma non ho ancora raggiunto questo grado di paranoia (peculiarità comune tra gli informatici).

Se no, perché?
Non mi piace avere pregiudizi quando instauro relazioni sociali con persone sconosciute: preferisco affidarmi all’istinto per valutare una persona.

 

di Mario Grasso