Pier Paolo Petrella – Community manager

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MILANO – Pier Paolo, 42 anni, di Benevento ma cittadino della rete. Appassionato di Internet da tanti anni ha svolto sempre incarichi commerciali/marketing in differenti imprese tanto nazionali che internazionali. Ha vissuto la maggior parte della sua gioventù tra Milano e Madrid.

Negli anni ha imparato a privilegiare il lavoro di team diventando un fanatico delle relazioni sociali (quelle vere, come ci scrive) e appassionato di gastronomia e cucina (di fatto il suo è un blog di ricette, l’unione delle sue principali passioni).

Ama viaggiare, leggere, ascoltare musica e andare al teatro. Attualmente ha fatto ritorno nella sua città natale dove svolge il ruolo di Social Media Manager di un’agenzia web e in particolare di un portale di enogastronomia (vinit.net).

L’ultimo social post?
Un link a una ricerca sul mercato mondiale del vino (gestisco un portale di enogastronomia).

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Come fare? ne vedo tantissimi 🙂 Comunque, lo spettacolo completo di Beppe Grillo, Delirio.

Mac, Windows o Linux?
Windows.

L’ultimo acquisto online?
Biglietto aereo Napoli Madrid.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Mani Sporche di Travaglio.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
La pianificazione di una campagna di pubblicità sul network di Yahoo! in 5 paesi della durata di 6 mesi e un budget di 1500 euro.

Quando hai deciso di diventare community manager?
Diciamo che è stato un processo quasi naturale: dopo aver svolto per 15 anni attività di Business Development, ho semplicemente seguito gli sviluppi del mercato e approfondito le conoscenze dopo aver aperto il mio blog.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Quando ho cominciato a lavorare nell’online (1993), non esisteva quasi niente a livello di contenuti e bibliografia. Diciamo la pratica, unitamente all’esperienza presso Yahoo! alla fine degli anni 90.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Più che sul colloquio, ricordo come se fosse oggi quando, navigando con un amico, inviai il cv a Yahoo! (Dicembre 1997). Era il mio sogno nel cassetto, il mio portale favorito!
Il mio amico mi disse: “dai Pier, che mandi a fare il cv a Yahoo!, non ti chiameranno mai!”. Ai 20 minuti mi chiamò il Direttore Generale per propormi un colloquio…non ci credevo!
2 mesi dopo, ero a Milano cominciando una delle mie esperienze lavorative più belle!

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Quando conobbi Seth Godin, che presentava il suo primo libro sul Permission Marketing.

Pier Paolo Petrella - Community managerE un’intuizione vincente?
Ero da poco a Madrid, e trovai un posto di Business Development in un portale di offerte di lavoro. Tra le tante sezioni, c’era quella di “ricerca primo lavoro”, molto trafficata.
ING Direct stava bombardando con stampa, televisione, affissioni, on line, etc., con la campagna “cuenta nomina” (conto corrente primo stipendio, più o meno).
Mandai una mail alla direzione generale marketing@… proponendo, già che erano dappertutto, una sponsorizzazione della sezione del portale e differenti soluzioni di pubblicità.
Dopo una mezz’ora mi risposero dicendo: effettivamente, non avevamo mai pensato a una cosa del genere, perchè non vieni a trovarci e ci spieghi come proseguire?
Era un portale (molto conosciuto in Spagna) a conduzione familiare, quindi, un cliente come ING Direct suscitò molto scalpore, tra l’altro, ero nell’impresa da poco meno di due settimane. Stipulai un accordo per 1 anno del valore di 60 mila euro.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare community manager come te?
Di monitorare Internet, le reti e aprirsi dei profili per prendere confidenza con gli strumenti. Però, soprattutto, di essere educati: quello che si è nella vita reale, deve essere riflesso nel ruolo del Community Manager.
Gli utenti percepiscono quando le cose si fanno con passione e dedizione. Nel mio “piccolo”, lo vedo ogni giorno con il mio blog, la mia pagina in facebook, twitter, etc. Le cose fatte bene, portano gli utenti a partecipare attivamente alle iniziative.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Ha aperto nuovi scenari, nuove posizioni, nuove culture e un modo di comportarsi e confrontarsi. In poche parole, il contradditorio ha reso tutto più professionale: non c’e’ spazio per chi non fa le cose per bene.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Come ogni categoria di lavoro, potrebbe essere utile che ci sia un organismo che ne regoli le funzioni. Forse è presto, ma se dovesse esserci, immagino sia per valorizzare, tutelare, difendere e migliorare le professionalità di ognuno di noi.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Non essere su internet, significa non esistere. Essere su Internet, aiuta a migliorarsi (Una cosa che ripeto sempre ai clienti o potenziali clienti). Ecco, io penso di aiutare le imprese a migliorare grazie ai suggerimenti degli utenti.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Sicuramente non è necessario, anzi, la nostra attività è molto più legata alle necessità/abitudini dell’utente che non dall’impresa dove si lavora o collabora.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Con rispetto alla mia vita privata, la maggior parte degli amici sono “reali”, nel senso che li frequento (tanto in Italia che in Spagna) 🙂
Con rispetto, per esempio al mio blog, la maggior parte sono seguitori e fatte poche eccezzioni (Canal Cocina, canale tematico del Canal+ in Spagna che organizza annualmente cene dove posso conoscere colleghi e seguitori), tali restano, seguitori con il quale scambio opinioni e qualche post sui vari social.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Faccio ricerche in generale, ma solo se sono incontri di business o potenzialmente utili per il mio lavoro. Se è personale, lascio al caso… più genuino 🙂

 

di Mario Grasso