MILANO – La situazione di crisi attuale comporta un paradosso: aumentano i giovani senza lavoro,che sono oramai il 37% dell’universo giovanile (il dato più alto dal ‘92) ma, allo stesso tempo, molte imprese che cercano diplomati specializzati non li trovano.
Lo rileva, tra gli altri, una ricerca di Unioncamere secondo cui nell’anno passato sono stati oltre 100 mila i profili “difficili da reperire”.
C’è insomma – e lo abbiamo segnalato più volte – un divario tra le richieste del mercato e le competenze dei lavoratori: una distanza che mette ancor più a rischio il già difficile inserimento professionale.
È per correggere questo gap che – poco più di un anno fa – sono nati gli Istituti Tecnici Superiori, frutto del confronto tra Sindacato, Ministero dell’Istruzione e Ricerca, Confindustria, ed Enti locali.
Gli Its mettono allo stesso tavolo un istituto d’istruzione secondaria superiore che è capofila del progetto (e destinatario dei fondi ministeriali), una struttura formativa accreditata, una – o più – impresa del territorio, l’Università (o un centro di ricerca specializzato) e l’ente locale. Giuridicamente sono fondazioni.
Al momento gli Its sono 72 in tutta Italia e operano in sei aree di specializzazione ritenute ‘strategiche’ per il Paese:
Energia, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il made in Italy, Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali, Tecnologie per l’informazione e la comunicazione.
La forza di questi istituti i cui corsi durano due anni (dopo il diploma) è l’approccio pratico basato sull’alternanza teoria e lavoro ed attento ai bisogni delle aziende. È prevista persino la possibilità di rimodulare l’offerta formativa, ogni biennio, in base alle richieste del mercato.
Gli Its operano in stretto collegamento con le esigenze del territorio: per esempio l’Its di Malpensa è collegato alla gestione dell’aeroporto e ha moltiplicato i suoi corsi in seguito all’aumento di domanda di manutentori; l’istituto per la logistica di Verona è in stretto collegamento con l’aeroporto locale e forma operatori per lo stesso; l’Its di Caserta forma tecnici ferroviari.
L’offerta degli istituti è molto varia: l’Its Pininfarina di Torino prepara i futuri operatori specializzati in tecnologia dell’informazione e comunicazione, in collaborazione con il Politecnico;
l’Its Via Domizia Lucilla a Roma forma i tecnici multimediali del turismo, in collaborazione con l’Università La Sapienza.
Tra le aziende partecipanti sono coinvolti nomi importanti come Finmeccanica che (attraverso società controllate) è presente negli Its di sette regioni.
L’iniziativa, insomma,funziona: certo è presto per tirare un bilancio definitivo (il primo ciclo di studi si conclude tra pochi mesi) ma, al momento, queste scuole, stanno dimostrando una buona efficacia.
Una formazione su misura d’altronde è sempre più essenziale, tanto più nell’ambito ICT dove le evoluzioni sono continue e – se capite per tempo e gestite adeguatamente – in grado di procurare grandi vantaggi alla collettività.