ROMA– “Le donne nel settore ICT rappresentano solo il 30%. Incentivando la presenza femminile e implementando le competenze il PIL europeo aumenterebbe di circa 9 miliardi di euro l’anno” così ha esordito al barcamp #facciamolagenda Emma Pietrafesa, ricercatrice Inail settore ricerca, cultrice della materia presso Università LUMSA, comunicatrice e socia molto attiva in Stati Generali dell’Innovazione e per la rete Women for Intelligent and Smart TERritories. Gli indicatori dell’agenda digitale europea presi a riferimento da Emma erano PIllar VI: enchangin digital literacy skills and inclusion / Action 60 Increase partecipation of women in ICT workforce.
“L’aumento del PIL con più donne in ICT – afferma Emma – è ipotizzata da un recente studio della Commissione europea secondo il quale le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto a imprese omologhe. Lo studio evidenzia inoltre che, rispetto alle colleghe in altri comparti economici, le addette del settore digitale guadagnano quasi il 9% in più, possono organizzare l’orario di lavoro in modo molto più flessibile e sono meno esposte al rischio di disoccupazione (entro il 2015 si prevedono nell’UE 900mila posti vacanti nel comparto ICT)”.
Il divide di genere non è una fantasia, ma una triste realtà documentata. “Fino ai 34 anni di età le differenze di genere risultano molto contenute – afferma Emma – mentre si accentuano dopo i 35 anni, con un picco tra le persone di 60-64 anni. E questo ad esempio nel nostro Paese è un dato da considerare e valutare con molta attenzione visto che le donne di questo range anagrafico attualmente con le nuove riforme del mercato del lavoro resteranno all’interno del ciclo produttivo e sono in molti casi in settori nevralgici per il sistema paese ovvero PA e Istruzione”.
Oltre al dato quantitativo importante è poi considerare come le competenze e la consapevolezza delle donne nell’uso delle tecnologie. “L’utilizzo frequente della Rete – continua Emma – non cresce al pari delle competenze di tipo specialistico nel settore ICT (diplomi di laurea, corsi di specializzazione, etc). A sostengo di ciò è opportuno citare il dato delle laureate in informatica che è in calo (sono il 3% del totale delle scritte in rapporto al 10% maschile)”.
Le donne partecipano molto anche in maniera gratuita e condivisa quando vengono poste in condizioni favorevoli, sono molte attive nei contesti del social networking, wiki, blog, condivisione e scambio saperi e servizi. Malgrado questo il settore digitale impiega solo il 20% di professioniste trentenni con titolo di studio nelle ICT, percentuale che scende al 9% per le donne oltre i 45 anni.
Cosa fare allora? Come avvicinare le donne all’ICT? Queste le proposte di Emma Pietrafesa portate all’attenzione dei partecipanti al barcamp #facciamolagenda:
prevedere ed incentivare percorsi di alfabetizzazione, diversi da quelli specialistici, nella gestione e utilizzo giornaliero delle tecnologie, promuovendo la cultura digitale. Esempi di questo tipo ce ne sono come ad esempio i Learning Meeting WISTER, Rails Girls, Codemotion, Progetto Nuvola Rosa, Summer Camp progetto Ragazze digitali e molti altri
- rimuovere le barriere interne ed esterne all’accesso delle donne nel settore ICT, anche attraverso l’abbattimento degli stereotipi culturali e promuovendo nuovi modelli femminili
- incentivare e favorire l‘imprenditoria femminile nel comparto digitale, ad esempio agevolando l’accesso al capitale di avviamento e di rischio. Attualmente infatti è bassissima la percentuale di imprenditrici nel settore digitale: in Europa le donne rappresentano il 31,3% dei lavoratori autonomi e appena il 19,2% delle imprenditrici del comparto rispetto al 54% degli altri settori. Anche in un settore in forte espansione come quello delle APP solo 9 sviluppatori su 100 sono donne
- migliorare le condizioni di accesso e crescita professionale nel settore, ad esempio mettendo in risalto le migliori prestazioni ottenute dalle imprese che assumono le donne e che sono guidate da donne. Attualmente vi è infatti una sottorappresentazione femminile nelle posizioni manageriali e di responsabilità: il 19,2% degli addetti del settore ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori
- avvicinare le donne all’ICT tramite argomenti che possano interessarle attraverso ad esempio la divulgazione ed elaborazione di riviste specializzate come Girl Geek Life
“In sintesi – conclude Emma – liberare tutte le risorse non solo economiche ma anche di capitale umano per poter cogliere le opportunità che il settore sta già mettendo in campo e continuerà a mettere nei prossimi anni per le donne e auspicherei soprattutto per le donne italiane”.
A fine intervento il giorno del barcamp numerosi sono stati i commenti: tra chi sostiene che il divide di genere non esista e che i numeri rilevati siano falsati, chi (da donna) dice di trovarsi benissimo nell’azienda IT dove lavora e non aver avuto problemi di inserimento, chi pensa che parlare di genere equivalga a fare discorsi femministi e chi, in modo molto spontaneo, da donna, afferma: “Sono stata manager IT e non ho mai avuto l’occasione di incontrare altre donne in posizioni apicali in aziende di questo tipo”. Sì, perché quando si dice che le donne nel settore ICT sono ancora troppo poche ci si riferisce ai tecnici e non agli addetti al marketing, dove la bella presenza è richiesta e fa la differenza!