Capitale umano ICT: chi se ne occupa?

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Riprendiamo una riflessione di Alfonso Fuggetta del Cefriel sullo stato delle competenze ICT e della formazione in Italia.

Agli inizi di Giugno ho partecipato ad una conferenza a Bruxelles su e-Leadership and Key Enabling Technologies (seguendo il link, è possibile recuperare anche tutte le presentazioni fatte durante la due giorni). Tema della conferenza è stato il capitale umano e il suo sviluppo. In particolare, il tema è stato affrontato studiando due aree prioritarie:

  1. Key Enabling Technologies (nanotechnology, micro- e nanoelectronics inclusi semiconductors, advanced materials, biotechnology e photonics).
  2. e-Skills e e-Leadership che sostengono la Digital Transformation della economia Europea.

Dalla conferenza sono emerse in modo direi inequivocabile alcune considerazioni che peraltro sono abbastanza note:

  • Il capitale umano nei settori delle tecnologie evolute è vitale per lo sviluppo economico del nostro continente.
  • L’Italia sconta un gravissimo ritardo in questo settore.

Non voglio fare grandi considerazioni. Ne parliamo fin troppo. Vorrei mostrare alcuni dati che credo parlino da soli. 

Alcuni li ho presi dalla conferenza di Bruxelles. Altri mi sono stati segnalati da colleghi e ricercatori (in particolare Thomas Manfredi dell’OCSE). Come sempre, i dati devono essere letti e interpretati. Per di più, è indubbio che chiunque sarebbe in grado di stiracchiarli in un senso o nell’altro e quindi metterne in dubbio la rilevanza. Inoltre, sono solo alcuni dati dei tantissimi che andrebbero studiati: li ho scelti a mo’ di campione perché indicano elementi importanti sui quali riflettere, ma non costituiscono una analisi esaustiva del problema.

Tuttavia, io credo che il senso complessivo che emerge da questi dati sia indiscutibilmente critico e al tempo stesso difficilmente eludibile. Abbiamo molto da fare e soprattutto dobbiamo cambiare l’atteggiamento complessivo rispetto a queste tematiche.

Un punto di attenzione

È indubbio che i dati che vi segnalo qui sotto siano particolarmente negativi per il nostro paese. Ma loro lettura deve considerare un ulteriore elemento: le profonde differenze territoriali che viviamo in questo come in molti altri settori. Se ciò da un lato migliora le prestazioni complessive di alcune aree del Paese, per altre denuncia un ritardo ancora più critico e preoccupante.

La valorizzazione dei talenti

Un primo dato interessante deriva dallo studio di INSEAD sulla valorizzazione complessiva dei talenti (presentato a Bruxelles il primo giugno). Qui sotto la graduatoria delle prime posizioni.

 INsead

I giovani e l’uso delle tecnologie digitali

Spesso ripetiamo un mantra che secondo me è profondamente falso:

i “nativi digitali” conoscerebbero le tecnologie digitali  meglio delle generazioni più anziane. 

La mia esperienza personale dice che si tratta di una affermazione falsa: i giovani spesso hanno una manualità migliore nell’uso dei moderni dispositivi mobili e dei social network, ma sono spesso molto ignoranti in tema di competenze digitali.

Abbiamo bisogno di sviluppare queste competenze, vere, e abbiamo bisogno di consolidarle nel mondo del lavoro dove invece i giovani non hanno modo di sfruttarle, come questo diagramma dell’OCSE ci ricorda drammaticamente.

OECD

La e-Leadership scoreboard

Questa scoreboard si basa un indice sviluppato da Tobias Hüsing di Empirica e presentato a Bruxelles. È inutile segnalare come esista una spaccatura fortissima tra Nord e Sud d’Europa e in particolare con l’Italia, dove l’unico cluster in grado di competere su questi temi è quello localizzato nell’area milanese (da notare anche l’indice numerico sulla destra).

Come si dice spesso, vale più una immagine di cento parole: non conosciamo cosa sia la e-Leadership, non la valorizziamo, non la diffondiamo.

E-leadership

La composizione della forza lavoro

Questo diagramma è stato anch’esso preparato da Tobias e mostra un dato per noi gravissimo. La forza lavoro ICT del nostro paese è concentrata su professionalità di livello medio o comunque operativo-pratiche (verde e giallo), mentre se guardiamo i paesi del Nord, Centro e anche alcuni dell’Est Europa sono molto più concentrati su professionalità medio-alte (marrone e blu).

E-leadarship

E che dire di quest’altro diagramma che sintetizza drammaticamente la nostra situazione?

ICT workforce

Ci meravigliamo poi se i nostri processi non sono guidati dall’ digitale?

Investimenti pubblici in educazione

È un dato complessivo per il quale non credo servano molti commenti, ahimé (dati OCSE).

OCSE

Un commento conclusivo

Potrei andare avanti, mostrare altri grafici e diagrammi. Potremmo riempire pagine intere di numeri e curve. Potremmo fare acute osservazioni per contestare o limitare il significato di questi come di altri dati. Ma serve?Veramente pensiamo che non ci sia un problema e che non sia un problema grave?

Ancora ci sono dubbi?

La realtà è molto semplice: il nostro Paese nel suo complesso non investe in capitale umano, in educazione, nella formazione dei giovani. Non investe sui talenti, non li attira e non fa nulla per trattenerli. Non ci curiamo delle nuove tecnologie e non creiamo, riconosciamo e valorizziamo leader che le sappiano dominare e sfruttare

Poi ci chiediamo perché siamo in crisi? Abbiamo ancora bisogno di osservatori, studi, analisi per scoprire l’ovvio?
Quando faremo qualcosa di concreto, sia nel pubblico che tra le imprese?

Certamente, dobbiamo anche stare attenti ai fenomeni negativi: spesa pubblica improduttiva, investimenti sbagliati, malaffare e truffe, soldi sprecati per iniziative sbagliate o gestite in modo carente. Ma il senso complessivo di questi dati è inequivocabile: come Paese stiamo dimenticando e trascurando un tema centrale.

Vogliamo fare qualcosa?

Link all’articolo originale: Il capitale umano ICT Tutti lo invocano, ma chi se ne cura realmente?