Casaleggio, overload della faccia triste del web

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Casaleggio, overload della faccia triste del web

Web fu. Si è spento a soli 61 anni il Casaleggio de Il web è morto, viva il web di un lustro fa.

Ora che le app soppiantano il web, in un paradosso perfetto, se ne va il manager che predicò a tutti Internet; che fece atto di fede non nella sventolata democrazia diretta, ma nella Rete di cui fu fanatico fin dagli ’80 quando il web nemmeno esisteva.

Il cordoglio ora edulcora i cappelli lunghi ondulati incolti, la bocca corrucciata e la voce flebile di un uomo schivo, riservato ed enigmatico. E’ un mistero come il guru di Settimo Vittone, quello dei cartelli antintrust, si sia trovato alla testa di un movimento di massa, lui che era populista ma antipopolare.

Forse perché convinse Grillo a non distruggere i computer durante gli spettacoli, ma a servirsene. Tutti i riflettori stanno lì, sul futuro della sua Casaleggio Ass., owner di uno dei blog più seguiti al mondo, il wuwuwubeppegrillo, già destinata familisticamente al figlio Davide.

Un successo che ha fatto dimenticare il fallimento dell’analoga piattaforma costruita per Di Pietro ed il suo scomparso partito con tanto di contratto ministeriale ai tempi dei Prodi. Per capire il Gianroberto, bisogna tornare alla sua prima vita. Ragioniere, lasciata fisica, Casaleggio fa il programmatore all’Olivetti concorrente di Microsoft, prima della distruzione debenedettiana.

Chi ci crederebbe che per fare il salto, sia passato all’informatica pubblica, quella di Finsiel targata Iri-Stet?  Nei primi ’90, forse per i buoni auspici della prima moglie britannica, arriva al vertice della piccola joint venture tra Finsiel e l’inglese Logica (Logicasiel) che si occupa di software per il Nasdaq ed i sub prime che verranno, al riparo del sicuro business delle buste paga di Data Management.

Il Sole, suo editore preferito, lo omaggia con Movie Bullets (1998). Dopo l’era del disprezzo per il web, il ciclone Colaninno è fatto per lui. Nell’anno del debito plurimiliardario ammazzaTelecom, i capitani coraggiosi, ragiunat che cancellano dai biglietti da visita i titoli di studio, fanno surfare su continui aumenti di capitale la società, divenuta Webegg, di Casaleggio che spende e spande a partire dal testimonial principe Lattazzi junior che per ringraziamento gli  estorce pure 2 milioni.

L’epigrammatico Gianroberto di WebDixit (2003) e Web ergo sum (2004) è il simbolo dell’incubo della bolla Internet mentre siede nel CdA con il secondogenito Michele Colaninno nella  gemella Netikos e con Luigi Abete in Lottomatica.

Quando viene svenduta a metà prezzo, nel 2004 Webegg si è mangiata, a varie riprese, un centinaio di milioni a spese delle Tlc e dell’IT pubblici (e con plusvalenze Olivetti).

Allora Gianroberto ed i suoi colaninnoboys, dream team di argonauti, gli Eleuteri, i Bucchich, i Sassoon, i Benzi salpano per un nuovo web, stavolta politico, per i meetup, Vaffa Day, streaming, blog pluripolitici che vendono corsi d’inglese e comizi a pagamento.

Un mercato ancora inesplorato dove se c’era da fare dei soldi, è stato Beppe a spiegare il come a Gianroberto e non il contrario.

Don Chischotte di una Google che non poteva nascere in ItaliaCasaleggio in politica parlava come il leghista Speroni con la voce di Tremonti, si candidava in liste forziste e finiva sempre dalla parte degli eredi di De Benedetti.

Tuonava contro il Bildeberg con i toni di un Merlino che comanda alla Tolkien e prediceva un 1984 prossimo venturo di Internet degli uomini più che delle cose.

Uomo Iri, Telecom man, Olivettiano, Provider software della PA, manager IT pubblico e privato, è l’unico esponente digitale che abbia sfondato in politica. Ovviamente per caso. L’opposto di Parisi.

Con i 5 stelle, è stato tutto un quiproquo. Casaleggio pensava code e diceva legge & ordine. I grillini si mettevano in fila. Poi il Grillo, stufo, ne ha esaltato fin troppo il ruolo pur di potersi defilare. Inevitabile l’overload del programmatore triste.
di Giuseppe Mele