Simone Tornabene – Web project manager

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Simone Tornabene, noto in rete come Mushin nasce nel 1984 a Catania dove completa gli studi laureandosi in Politica e Relazioni Internazionali e Governo dell’Unione Europea. Dopo aver lasciato il mondo dell’editoria online approda al marketing non convenzionale come Web Strategist per Ninja Marketing e Chief Marketing Officer per Viralbeat. Dal settembre 2011 è Head of Digital di Cemit Interactive Media Spa (Gruppo Mondadori). Ama l’oriente tradizionale (Zen, Taoismo, Yoga) le arti marziali (Judo, Taiji Quan) e il tè verde. Vorace lettore ed entusiasta di Internet (il suo blog è mushin.it).

L’ultimo social post?
«Ho ancora il sale sulla pelle. E già la ricotta in bocca. Questa non è ricchezza. È lusso» (Facebook)

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Amnesty International Ad: Russian doll

Mac, Windows o Linux?
Mac.

L’ultimo acquisto online?
Una Gelaskin per il mio nuovo Mac.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Daodejing di Laozi.

Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Yoc.to, una start-up lanciata un paio di anni fa e chiusa a metà 2011.

Quando hai deciso di diventare web project manager?
All’inizio di tutto: volevo essere indipendente e gestire le variabili più che essere io stesso una variabile. Da allora ho proseguito ricoprendo il ruolo di Web Strategist, Chief Marketing Officer (Direttore Marketing) e adesso Head of Digital per Cemit Interactive Media Spa (Gruppo Mondadori).

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Entrambi. Il primo per acquisire forma mentis e metodologia (sono laureato in scienza politica e studi europei), il secondo perché tutto quello che ha a che fare con Internet ha un tasso di obsolescenza così elevato da rendere quasi inutile qualsiasi speculazione non direttamente legata alla pratica.

Simone TornabeneIl primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
E’ stato un colloquio inverso: non ho iniziato rispondendo ad un annuncio ma mi sono autonomamente proposto per gestire un prodotto (BlogList, un blog network) che secondo me poteva essere migliorato. Il CEO dell’azienda (Roberto Chibbaro di UMG Media Group) mi diede fiducia e ne nacque un sodalizio professionale e personale che mi ha dato molto.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Quello con Ninja Marketing. Lavorare con Mirko Pallera e Alex Giordano è stato un momento di fecondità intellettuale.

E un’intuizione vincente?
L’ultima è stata una campagna realizzata per Terranova: +ti piace -ti costa. L’intuizione vincente è stata dare agli utenti la possibilità di determinare lo sconto sui capi di abbigliamento in maniera sociale.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Networkers come te?
Credere in sé stessi e nei propri obiettivi a prescindere da quanto ambiziosi siano. Porsi come unico limite il rispetto per gli altri: il successo non deve mai trasformarsi in prevaricazione, la determinazione in arroganza. Mai accontentarsi dell’uovo oggi e puntare alla gallina domani. Mai fermarsi.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Rendendo impossibile la concezione di un mercato del lavoro rigido e protetto. E’ il retaggio di un mondo che non esiste più. Il tema non è come evitare la fluidità e flessibilità del lavoro, ma come sfruttare Internet e le nuove opportunità del suo modello reticolare per trovare nuove forme di protezione e tutela dei più deboli e nuovi modi di valorizzazione dei migliori. La gerarchia e la garanzia legale non sono più strumenti efficienti né efficaci.

Simone Tornabene

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
No. Sindacato è un concetto del vecchio mondo. Serve una rappresentanza di interessi sicuramente, ma che abbia la forma di una rete: niente delega di potere ma solo rappresentanza, le decisioni possono e devono essere prese attraverso meccanismi di democrazia diretta che la rete rende possibili ed efficaci per gruppi omogenei (cioè accomunati da interessi/caratteristiche comuni). Il successo di tale gruppo si misurerebbe dalla sua obsolescenza nel giro di un decennio: fra 10 anni se avrà fatto un buon lavoro avrà contribuito alla diffusione di Internet e alla trasformazione del mondo del lavoro al punto da non poter più operare una distinzione fra Networkers e altri: tutti i lavoratori saranno accomunati dalle medesime esigenze perché Internet è pervasiva e trasversale.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Gestisco un team digital che si occupa di progetti di direct marketing su Internet e integrazione multicanale.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Non credo. Chi si occupa di strategia e creatività e in generale chi lavora ad obiettivi dovrebbe vivere in un regime flessibile che favorisce l’autorganizzazione.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Al netto di sovrapposizioni circa 2.000. Ne frequento offline circa un centinaio, ne conosco davvero (ammesso che ciò significhi qualcosa) circa il 40%.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Solo per lavoro. Nella vita personale non pianifico appuntamenti.

di Mario Grasso