E-government: digitale può ridurre costi e burocrazia

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L’INNOVAZIONE DIGITALE – Ridurre i costi della pubblica amministrazione offrendo al tempo stesso un servizio rapido ed efficace? E’ possibile con l’ egovernement uno strumento potenzialmente validissimo, sul cui utilizzo però in Italia, resta molto da fare. Il Paese, che pur aveva prodotto risultati interessanti (il Codice dell’amministrazione digitale) va avanti piano e, anzi, sembra tornare indietro.

IL RAPPORTO – Stando al rapporto di Assinform sull’Ict nella Pubblica Amministrazione, quest’ultima investe sempre meno in tecnologia. La spesa per l’Ict nel e goverrnement –rileva Assinform- è  scesa da 6.296 mln di euro del 2005 ai 5.578 di oggi. Cosa succederà in futuro ancora non sappiamo, però  il ‘trend’ registrato da Assinform non è incoraggiante.

SPESA IN CALO – La spesa per l’egovernement registra , globalmente, un -2% annuo, di cui -3,5% per le amministrazioni centrali, -0,9% per le Regioni e -2,3% per gli enti  locali.

DIVERSA LA SITUAZIONE SANITÀ – che ha altri problemi però registra una spesa per la digitalizzazione dei servizi in aumento del + 2,4%. In generale però la spesa pubblica per le tecnologie digitali e la modernizzazione della Pubblica Amministrazione registra un desolante arretramento di 700 mln: certo siamo in tempi di crisi e però al problema non è solo la difficile situazione economica va aggiunto un problema di tipo culturale , cioè la scarsa apertura al nuovo.

LA PAURA DEL NUOVO –  Comporta anche una bassa capacità di ‘ottimizzare’ i finanziamenti disponibili: almeno il 20% della cifra impegnata per l’Ict, risulta dalla ricerca Assinform, non si traduce veramente in spesa effettiva.

‘’SCARSA ATTENZIONE’’-  la definisce Paolo Angelucci, presidente di Assinform. E c’è da credergli. Secondo i dati forniti dall’Associazione l’associazione solo 5 regioni (su 21) consentono in buona parte i pagamenti online e ancor più bassa è la percentuale di enti pubblici che offrono servizi on line: solo il 9% dei Comuni e il 30% delle Province.

LA FATICA –  La pubblica Amministrazione fa fatica a comunicare on line e a mettere in comunicazione i suoi uffici. Le pubbliche amministrazioni rimangono, prevalentemente, luoghi in cui il cittadino corre da un ufficio all’altro in cerca di informazioni, affrontando code estenuanti e perdendo un sacco di tempo.

L’obiettivo è capovolgere la situazione: cioè fare in modo che basti recarsi in un solo ufficio o, meglio ancora, sia possibile accedere ai servizi direttamente, tramite Internet.

INNOVAZIONE DIGITALE – Per le pubbliche amministrazioni ‘innovare’ vorrebbe dire anche ridurre i costi, oltre che i tempi di erogazione dei servizi. Il processo di digitalizzazione  però va a rilento. Tra l’altro la difficoltà di interconnessione ha dei costi già oggi: secondo i calcoli dell’ Assinform ‘pesa’ sui budget It per non meno del 5% della spesa complessiva , cioè  circa 156 milioni di euro.

IL TEST – il 29 novembre scatta l’obbligo di utilizzo della Pec, la casella postale certificata, per i rapporti di alcuni utenti professionali nei confronti della pubblica amministrazione: un test importante visto che la piena adozione della Pec, assieme a quella della fatturazione elettronica e alla digitalizzazione dei fascicoli e delle pratiche del personale, farebbe risparmiare fino a 7,5 miliardi di euro. Sono dati su cui riflettere.

IL PANEL – considerato dall’Osservatorio Assinform per la sua ricerca e’ molto rappresentativo: ha riguardato in totale 654 soggetti pubblici, di cui il 100% delle amministrazioni centrali, delle regioni e province autonome

 

di Giuseppe de Paoli