Giovani 2.0: lo stipendio non è prioritario, la connessione si

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LA SCELTA – Quando cercano un nuovo lavoro privilegiano il libero accesso a Internet e la possibilità di utilizzare i social media e i loro device mobili.

Chiedono flessibilità nell’accesso alle informazioni e negli orari lavorativi (ma non sempre sono disponibili a fare sacrifici per ottenere ciò che desiderano) e ritengono lo stipendio uno strumento non  ‘prioritario’.

Sono i giovani della new generation fotografati da uno studio internazionale commissionato da Cisco ad Insight Express. (Connected World Technology Report Report 2011)

IL PANEL – Lo studio, commissionato con lo scopo di trovare il giusto equilibrio tra le esigenze di business e quelle dei lavoratori di oggi, ha coinvolto oltre 2.800 studenti universitari e giovani professionisti in 14 Paesi vedi video su www.ustream.tv/ciscotv

SEMPRE CONNESSI – Il desiderio dei giovani professionisti di usare i social media, i dispositivi mobili e Internet sul posto di lavoro, è  forte al punto di influenzare la loro scelta futura di lavoro, a volte più dello stesso stipendio.

LE PRIORITA’ – Lo stipendio non è più al primo posto tra le priorità dei giovani digitali: uno su tre infatti (percentuale che sale al 38% in Italia) afferma che, nell’accettare un’offerta di impiego, avrebbe dato priorità alla libertà di fruire dei social media e alla mobilità del lavoro più che allo stipendio!

LAVORARE IN REMOTO – con un orario flessibile, e una maggiore flessibilità nell’accesso alle informazioni (da dispositivi e reti di propria scelta) sta diventando sempre più importante, quasi ‘essenziale’ per i giovani professionisti. Il lavoro in remoto è visto non solo come una possibilità ma, addirittura, come un diritto. Così almeno la pensano tre su cinque dei giovani interessati. Inoltre 8 su dieci degli interpellati ritengono che sia giusto scegliere il dispositivo per il lavoro o pensano direttamente di usare il loro (con rimborso).

LA REALTA’- nelle aziende però è diversa: la maggioranza di queste non sono pronte a una riorganizzazione del lavoro in 2.0 anche se già si prospetta un futuro del lavoro ancora più ‘mobile’ con accessi sempre più frequenti da dispositivi non aziendali.

 

di Giuseppe de Paoli