ROMA – Aumentano ancora, in Italia, i giovani NEET (Not in Education, Employment or Training), ragazzi tra i 15 e i 29 anni che hanno lasciato gli studi, ma non lavorano e non seguono neanche corsi di formazione o aggiornamento. Oggi sono 2,3 milioni, il 23,4% della popolazione lavorativa under 30.
IN MAGGIORANZA DONNE – Il dato allarmante è nell’ultima rilevazione dell’Ordine Nazionale Consulenti del lavoro che a sua volta si è basato sui dati raccolti dalla Banca d’Italia e del Ministero del Lavoro. Oltre la metà dei neet, il 56,5 %, è costituita da donne: sia loro che i maschietti pero’ sono, di fatto, inattivi.
In Italia è particolarmente alta anche la quota di giovani in età scolastica che ha abbandonato gli studi senza conseguire un titolo di scuola secondaria superiore: 18,8%, contro una media Ue del 14,1%.
ULTIMI IN EUROPA – Cifre preoccupanti che ci pongono agli ultimi posti della graduatoria in Europa. Nel vecchio continente va peggio solamente la Bulgaria, dove i neet rappresentano il 23,6% della popolazione potenzialmente lavorativa, mentre in Francia i neet sono il 14,6% e in Germania non arrivano all’11%
I COSTI SOCIALI – Un fenomeno che ha costi molto rilevanti: quasi 27 miliardi che pesano sull’Italia, circa l’1,7% del PIL della nostra nazione, secondo i calcoli della Fondazione Dublino. La cifra tiene conto delle perdite economiche, in termini di mancato guadagno e dei costi sociali legati ai sussidi per la disoccupazione e altre forme di sostegno. Sono dati che fanno effetto e sconfortano, ancor di più se letti assieme a quello sulla disoccupazione giovanile che, nel nostro Paese, è arrivata a quota 27,8%!
Al problema del lavoro che manca inoltre si aggiunge quello del lavoro nero: in Italia la quota di lavoro irregolare è pari al 12,3% e al Sud la situazione è anche peggiore vista che la quota di ‘irregolari’ sfiora il 20% e un occupato su 5 è fuori da ogni regola (uno su 4, limitando l`analisi al solo settore agricoltura). A fronte di questi dati è sempre più forte l’esigenza di rilanciare con forza – e in forme nuove – il tema, spesso trascurato, della formazione, puntando a un orientamento professionale più in linea con le richieste delle aziende. Questo è il primo – urgente – passo da fare. Il primo di un lungo cammino.
di Giuseppe de Paoli