45 mila posti di lavoro vacanti: 2.000 sono informatici

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MILANO – Le imprese non trovano giovani per i posti di lavoro che offrono: nel 2011 sono rimasti vacanti ben 45. 220 posti di lavoro, quasi 2000 dei quali riferiti a Networkers. Lo dice la Cgia (associazione degli artigiani e piccole imprese) di Mestre che ha elaborato i dati forniti dal ministero del Lavoro.

Una fotografia che sconcerta tanto più in un momento difficile come quello attuale. Tra i posti difficili da assegnare risultano quelli nel settore informatico.

Sono quasi 2000 – dice l’organizzazione – i posti da informatico rimasti vacanti: si tratta soprattutto di periti e tecnici elettronici, provvisti di diploma e operatori su macchine da calcolo ed elaborazione dati.

Sono rimasti vacanti anche 600 posti per centralinisti e operatori di call center. Nel 2011 inoltre è stato difficile – sottolinea lo studio – trovare commessi (5mila posti di difficile reperimento), camerieri (2.300), parrucchieri ed estetiste (1.800), contabili (1.270) ed elettricisti (1.250).

LE CAUSE – Come è potuto avvenire tutto questo in un periodo in cui il numero di chi cerca lavoro è in costante ascesa?

Per due motivi principali osserva la Cgia: un numero ridotto di candidati e – dato che fa riflettere – l’impreparazione di chi si è presentato al colloquio. Secondo la ricerca infatti ha risposto alle inserzioni solo il 47,6% dei candidati richiesto, mentre -in sede di colloquio – è risultato impreparato il 52,4% degli esaminati! Questo almeno quanto risulta dalla prima elaborazione dei dati.

“Nei prossimi mesi, quando avremo il consuntivo riferito alle assunzioni avvenute nel 2011, vedremo se i nostri dati sono confermati – annuncia Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – E’ comunque paradossale che vi siano tutti questi posti inevasi in una fase economica in cui la disoccupazione giovanile ha toccato negli ultimi mesi il punto più alto”.

I RIMEDI – Il segretario della Cgia di Mestre indica anche alcuni possibili rimedi: ‘ora e’ assolutamente necessario – afferma Bortolussi – avvicinare la formazione scolastica al mondo del lavoro. Attraverso le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni e, soprattutto, con il nuovo Testo unico sull’apprendistato approvato nell’ottobre scorso. Qualche passo importante è stato fatto. Ma non basta.

Bisogna fare una vera e propria rivoluzione per ridare dignità, valore sociale e un giusto riconoscimento economico a tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di perdere”.