La Apple vuol vederci chiaro in Cina

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MILANO – Che succede all’Apple? La multilazionale sta passando giorni difficili, non per quanto riguarda le vendite dei prodotti – che vanno benissimo – ma per le condizioni di lavoro in alcune realtà produttive ad essa collegate: dopo le preoccupanti notizie sulle condizioni di lavoro alla Foxconn in Cina – che produce per Apple – il disagio s’è allargato fino alle proteste di questi giorni negli Apple Store tedeschi in cui i dipendenti lamentano dure condizioni di lavoro, straordinari non pagati e altre scorrettezze.

LA STORIA – A dare il via alle polemiche era stata l’inchiesta svolta dal New York Times sulla Foxconn, azienda che negli stabilimenti di Shenzhen e Chengdu, in Cina, produce la struttura per iPad e iPhone.

Il ‘Times’ aveva denunciato condizioni di lavoro durissime per i dipendenti dello stabilimento di Shenzhen, già al centro di polemiche per una serie impressionante di suicidi. Nello stabilimento di Chengdu invece, un anno fa, era avvenuta un’esplosione che causò la morte di 4 persone e 77 feriti. Infine i casi d’avvelenamento, sempre a Chengdu: 137 persone intossicate seriamente a causa di una sostanza chimica che era usata per pulire gli schermi dei dispositivi Apple. Quasi una maledizione.

LA REAZIONE DELL’AZIENDA – I manager della Apple hanno reagito, anche sull’onda delle proteste davanti agli Apple Store delle più importanti città occidentali (e delle 250 mila firme di protesta raccolte da Change.Org) e chiesto l’apertura di un’indagine sugli stabilimenti cinesi. Una decisione – commenta l’ Indipendent – che vale come ammissione dell’inaffidabilità del sistema di controllo. L’inchiesta, curata dalla Fair Labor Asociation (Fla), organizzazione non profit che controlla, a livello mondiale, eventuali situazioni di sfruttamento lavorativo, è ancora all’inizio ma i primi risultati sembrano consolanti per la Mela.

UNA ‘ASSOLUZIONE’? – Il presidente della Fla Auret Van Heerden – intervistato da Reuters- ha dichiarato che: “Le strutture Foxconn sono di prima classe e le condizioni fisiche negli stabilimenti sono di gran lunga superiori alla media della norma’’. Per il responsabile dell’Associazione poi la noia e l’alienazione, più che le condizioni di lavoro, avrebbero contribuito allo stress che ha portato alcuni lavoratori al suicidio. Van Heerden infine ha escluso eventuali favoritismi nei report relativi ad Apple. Le dichiarazioni del presidente Fla hanno suscitato molte preplessita’ (e’ plausibile che i problemi, denunciati da molti, emergeranno) e comunque l’inchiesta e’ in in corso: Fair Labor Association ha comunicato che i risultati saranno noti  “entro le prossime due settimane”

I DUBBI – Chi ha ragione? I dipendenti (e consumatori) che protestano o l’Azienda?

Tim Cook Ceo di Apple non ha dubbi: “ Nessuna azienda più della nostra s’è finora impegnata per migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche. Stiamo facendo il possibile per verificare le condizioni di lavoro negli stabilimenti cinesi, sappiamo bene che tutti hanno grandi aspettative su di noi’’. Cook ha promesso rapporti mensili sulle condizioni di lavoro ”che saranno disponibili on line”.

L’inchiesta comunque va avanti: i “detective” della Fla andranno a visitare anche le strutture di Quanta Computers, Pegtron Corp, Wintek Corp e altri fornitori Apple. Nell’arco di tre settimane saranno intervistati sulle loro condizioni di lavoro circa 35 mila dipendenti: potranno naturalmente rispondere in modo anonimo.

di Giuseppe de Paoli