La crisi delle aziende informatiche si allarga a macchia d’olio

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MONZA BRIANZA – La storia infinita. Continuano i licenziamenti nelle aziende ICT della Brianza. Oggi è il turno della Linkra. Un’azienda che produce tecnologie per le telecomunicazioni e la trasmissione dati, con particolare attenzione alle tecnologie per la trasmissione in banda larga e ponti radio. Fa parte del gruppo Compel, una holding italiana attiva da 40 anni nella produzione di tecnologie per le telecomunicazioni e per il settore della difesa. L’azienda conta 460 dipendenti dislocati nei suoi stabilimenti in Brianza e 85 milioni di euro di fatturato. Gran parte della sua produzione avviene in Contract Manifacturing, ovvero lavora per conto terzi: per altre aziende che affidano la produzione alla Linkra. Una formula, ormai, molto utilizzata nel nuovo modello di produzione decentrata, delocalizzata e deresponsabilizzata, che si è affermato in epoca di globalizzazione.

La vicenda inizia circa un anno fa. La Linkra, infatti, il 23 novembre 2010 aveva annunciato un piano di esuberi per 130 dipendenti, da gestire attraverso la mobilità volontaria (licenziamento) e con la cassa integrazione straordinaria. Al piano hanno aderito, in quest’anno, 50 dipendenti hai quali sono stati riconosciuti incentivi aggiuntivi pari a 9 mensilità per coloro che sono lontani dalla pensione e integrazioni fino all’85 per cento del salario per i dipendenti vicini alla pensione. L’obiettivo è la chiusura dello stabilimento di Cornate D’Adda e la riduzione di personale negli altri due stabilimenti. La questione, però negli ultimi mesi si è complicata. Infatti, oggi l’azienda chiede il ricorso alla cassa integrazione straordinaria di 21 mesi (alla quale si ricorre in casi di crisi grave delle imprese) per 160 dipendenti di Concorezzo e per 60 di Agrate: in totale per 220 dipendenti. Sono coinvolte tutte le figure lavorative, sia di tipo operaio che impiegatizio. Attualmente allo stabilimento di Concorezzo ci sono 260 dipendenti e 160 in quello di Agrate. Come ha motivato gli esuberi? Forte riduzione dell’attività della Alcatel. Quindi è la conseguenza della crisi dell’Alcatel.

TRATTATIVA ROTTA – Il 23 febbraio notte si sono rotte le trattative tra l’azienda e i sindacati, che si erano riuniti in Assolombarda a Milano per cercare una soluzione ragionevole alla vertenza occupazionale. Le distanze tra le proposte avanzate dai sindacati e le intenzioni dell’azienda sono radicate, e la trattativa si è arenata. Di conseguenza i computer di lavoro sono in stand by perché è stato proclamato lo sciopero di 4 ore, questa mattina, alla Linkra di Agrate Brianza e di Concorezzo. Perché la rottura di ieri sera? Il punto di frizione tra azienda e sindacati riguarda la durata complessiva dei mesi di cassa integrazione senza lavorare. In sostanza, l’azienda vuole concedersi la possibilità di poter ricorrere ai 21 mesi pieni di non lavoro. E’ bene ricordare che i dipendenti in cassa percepiscono mediamente il 70% della loro retribuzione lorda, ma con un massimale fissato a mille euro mensili. Questo vuol dire che chi ha uno stipendio lordo superiore ai 2 mila euro si vede una riduzione dello stipendio anche del 50%.

Per evitare periodi troppo lunghi di non lavoro, i sindacati chiedono che al termine dei primi 6 mesi di cassa, venga fatta una verifica e valutata la possibilità di far riprendere i lavoro, nel caso si creassero le condizioni. Inoltre, è previsto nei primi 6 mesi di cassa per i dipendenti dei periodi di riqualificazione professionale verso le nuove tecnologie del settore e questo dovrebbe favorire la ricollocazione interna. In sostanza, i sindacati puntano ad un percorso di gestione della cassa straordinaria fatto a tappe, contrattato e con verifiche intermedie, mentre l’azienda pensa ad una gestione con meno vincoli possibili. Vedremo nei prossimi giorni cosa succederà.

TUTTA COLPA DELL’ALCATEL – La crisi della Linkra è diretta conseguenza della pesante crisi dell’Alcatel, che in questi anni ha rappresentato una delle fonti principali di lavoro, come terzista, per l’azienda di Concorezzo D’Adda. Come noto, l’Alcatel-Lucent (multinazionale franco-americana delle tecnologie per le Telecomunicazione, tra cui la fibra ottica, con 78 mila dipendenti e sedi in tutto il Mondo), ha annunciato per le sedi presenti in Italia, tra cui Genova e Vimercate e Trieste, 700 esuberi, soprattutto nella divisione della Ricerca e Sviluppo e quindi “tagliando” centinai di ricercatori. Proprio oggi (24 febbraio) si concludono, per ora, i 3 giorni di sciopero indetti dai sindacati dei dipendenti della Alcatel, alcuni dei quali hanno indossato una immagine (classica) dello Zio Sam che recita: “I want your Job”.

A chi tocca la prossima volta? Che fine sta facendo la produzione ICT in Italia?

 

di Filippo Di Nardo