Francesca Luciani – Web master

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Annata 1983, origini abruzzesi, ma materialmente espulsa dalla navicella madre in provincia di Roma. Ha cominciato a lavorare come web master a 23 anni. In verità non si è mai definita ufficialmente “web master”, preferendo un più tiepido termine come “smanettona” che usa a sproposito nel suo blog. Ha collaborato e collabora con importanti forum e siti di settore, pratica il social media marketing e marketing non convenzionale. Ma non lo dice in giro perché nessuno capisce mai che roba è.

Dopo aver abbandonato la via della realizzazione siti web, ha diretto il suo lavoro verso la carriera non meno spinosa di blogger professionista, scrive sotto copertura anche per siti noti. Ma anche questo non lo dice in giro, se no la gente le chiede “Quali?” e lei non può rispondere per contratto. Appassionata di astronomia e comunicazione non verbale, usa l’ironia per rendersi la vita più divertente e il web meno incravattato.

 

L’ultimo social post?
Quando metto gli occhiali da riposo mi viene voglia di darmi del Lei.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Il videotag di una mia amica pittrice. Pubblicità nemmeno troppo occulta: si chiama Marina Ravaioli, il canale invece risponde al nome di PaprikArt.

Mac, Windows o Linux?
Sono Windows per scelta.

L’ultimo acquisto online?
Due settimane fa ho acquistato un libro di astronomia: probabilmente è partito da Plutone… visto che ancora non è arrivato.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Direi proprio Don Camillo di Guareschi. Appena entrata nel mondo del lavoro ho rinchiuso a doppia mandata la mia personalità ironica, la voglia di far ridere e di divertire, ma soprattutto di divertirmi, presa com’ero a dimostrare di essere professionale e seria, mica pizza&fichi, come si dice qui nei pressi di Roma. Scrivevo articoli incravattati e sterili, bianchi bianchi, sciapi come il cibo dell’ospedale, anche i miei template erano altamente stitici. Poi un giorno, in libreria ho ritrovato un libro che avevo perso nel tempo: Don Camillo. L’ho (ri)comprato e lì, tra le ricette di Antonella Clerici e i consigli di Barbanera, ho deciso di diluire la mia professionalità con una litrata di ironia e fermarmi un attimo a vedere cosa sarebbe successo. E’ successo che la mia vita ha inchiodato, fatto inversione a U ed è tornata all’incrocio tra Vicolo Cravatta&noia e Viale Sestessi&felicità: ho imboccato la seconda strada. Ho rischiato e ho vinto.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Il primo sito pagato. E’ come il primo bacio: magari con il tempo ti dimentichi i connotati di chi ti ha commissionato il lavoro (o baciato), ma lui, il sito (il bacio), non ce la fai a resettarlo dalla memoria. E se è ancora online con la stessa grafica preistorica e gli stessi errori cretini da sistemare non si sa quando, be’, allora è sicuro che non te lo scordi. Nonostante tutto non ce la fai ad odiarlo: è il primo, quello che ti ha battezzato, quello con il quale sei passato di grado, quello che in qualche modo ti ha fatto crescere.

Quando hai deciso di diventare web master?
Quando non avevo altra scelta se non quella di inventarmi un lavoro, visto la mia impossibilità di lavorare, causa problemi di salute. Quindi: o trovavo un mestiere che potessi fare da casa o non avrei avuto la minima possibilità di crearmi una qualche esperienza lavorativa da inserire in un curriculum per il giorno del mio reinserimento in società. E’ stato un matrimonio fallato fin dall’inizio. Forse sono una delle poche persone che ammette di non aver mai avuto il colpo di fulmine per “tutto ciò che gira intorno al web”, ma nonostante ciò mi sono dedicata a lui come se ne fossi sempre stata innamorata. Poi l’ho tradito con la scrittura.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Pratica. Pratica. Pratica. Nella libreria ho un intero piano di manuali e guide di Css e Xhtml, ma niente ha funzionato più del semplice e troppo sottovalutato smanettare: scaricare i siti dei professionisti e studiarne le interiora, provare, sbagliare, chiedere, condividere con gli altri smanettoni, promettere a Internet Explorer di aspettarlo sotto casa per riempirlo di mazzate se non ti fa vedere quel maledetto div che vedono tutti tranne lui, ecc. ecc. I libri sono un valido supporto, ti insegnano le cose “giuste”, ma a volte il giusto è semplicemente ciò che funziona e lì si fanno scoperte che corrono più della carta stampata dove tutto rimane inalterato nel tempo. Il web cambia connotati ogni giorno, stargli dietro diventa un vero e proprio lavoro: bisogna essere disposti a lasciare a casa le regole ed essere un po’ più creativi, ma soprattutto saper accettare di prendere strade traverse per raggiungere la stessa meta.

Francesca Luciani - web masterIl primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il mio primo e ultimo colloquio l’ho avuto con un tizio sulla sessantina che mi ha ingrassata di complimenti per mezzora mentre visionava i miei lavori. Sembrava prontissimo a darmi la scrivania con vista, cinque minuti in più nella pausa caffè e ad inserirmi nel suo testamento. Poi, dopo aver scoperto del mio status di non diplomata, ha impiegato un’altra mezzora per dirmi quanto fosse importante “’sto pezzo di carta” per fare il web master. Alla fine dell’arringa, i miei lavori sono stati declassati da “Eccellenti, magnifici, ti amo!” a “Ah…ho visto di meglio…sì, carini, per carità, però…”, e io bellamente invitata a tornarmene al posto mio, ovvero nel girone dei terzomedisti. Appena poco prima di uscire, però, quando ormai non avevo più una scrivania con vista da perdere, mi sono voltata e gli ho chiesto: “Lei che ne pensa di Html 5?”, lui tutto tronfio mi ha risposto: “Ho fatto bene a non prenderti, ancora con Html stai? Noi siamo passati da un pezzo a Xhtml! Tse!!”. Devo aggiungere altro?

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Sì, con me stessa, quando ho deciso di rischiare cambiando completamente rotta. Ho incontrato qualcuno che mi è piaciuto subito moltissimo. Adesso ci stiamo pian piano conoscendo e, davvero, non sta deludendo le mie aspettative.

E un’intuizione vincente?
Sì, l’ho venduta ad un mio amico che ora mi ringrazia dal finestrino della sua nuova auto pagata completamente con la mia idea. Ma va bene così: io non avrei saputo gestirla come ha fatto lui.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web master come te?
Io parlerei anche ai non giovani, il web è uno dei pochi posti di lavoro in cui la ruga non nega a nessuno una carriera belle a florida da iniziare a 14 come a 60 anni, un esempio ce lo ha dato il compianto e mai dimenticato Alex Badalic: è l’età mentale a tirare la carretta. In ogni caso ho una lista di suggerimenti da dare a chi sta pensando di diventare web master (ma vale anche per altri lavori): 1) Essere originali, trovare il proprio stile e aggiungerlo alle regole per farle diventare personali e uniche. 2) Rischiare, anche quando il web guru dice “Non funzionerà”, provarci è un dovere verso se stessi se si è convinti di andare nella direzione giusta, ma vale comunque anche la regola di informarsi e fare un’analisi di mercato prima di investire tempo e soldi in qualcosa che magari è stata già fatta e non ha funzionato. Rischiare non vuol dire necessariamente buttarsi da un ponte sperando di atterrare sul morbido. 3) Smanettare smanettare smanettare e copiare: non vendere ciò che si è copiato, ma utilizzarlo per fare pratica. 4) Umiltà: c’è sempre qualcuno che potrà insegnare qualcosa, anche un cliente che non sa accendere un pc. 5) Non dare mai per scontato che il grande capoccia d’azienda sia più informatizzato di un idraulico. Ultimo, ma non meno importante, anzi, è fondamentale: 6) Imparare a comunicare verbalmente e non. Per poter interagire con i clienti senza troppe incomprensioni è necessario saper tradurre i tecnicisimi con parole che i non addetti ai lavori possono capire. E’ inutile fare gli splendidi con termini tipo “serp” se poi il cliente s’immagina un boa constrictor acciambellato sul menu del proprio sito. E ovviamente essere coerenti con il linguaggio non verbale.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Tutto è diventato più immediato. Ok, non tutto, ma quasi. Credo che la parola chiave sia proprio “immediatezza”, soprattutto nella comunicazione. E questo un po’ ha influito anche sul concetto del tempo, spesso un committente non è disposto ad aspettare il giusto per la consegna di un lavoro proprio perché ormai siamo tutti drogati da questa velocità. Tuttavia è un male minore rispetto al grande vantaggio che il web ha portato sia nell’ambito lavorativo che in quello personale.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Direi che si trasformerebbe subito in un pollaio. Meglio lasciar perdere.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
“Signora nonna, io scrivo. Ma prima creavo dei luoghi in cui le persone potessero trovare le informazioni che cercavano senza muoversi da casa, attraverso un oggetto chiamato pc e un coso chiamato internet.” E poi scopro che tua nonna ha un profilo su Facebook, Twitter e LinedIn e si scarica le puntate di Febbre d’amore da Emule.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No, ma una certa organizzazione ci vuole. Un anno fa mi sono imposta di non oltrepassare le sei del pomeriggio: lavoro otto ore filate, alle diciotto in punto mi cade il mouse dalle mani. Una routine fa bene alla salute, non solo al lavoro.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Non do molta importanza ai numeri, quindi non tengo il conto, ma sono molti online, soprattutto tra chi legge i miei blog (mi pare ovvio). Off-line ne conosco e ne frequento una decina.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
No. Perché non voglio avere pregiudizi. Sarebbe certamente cosa utile un’infarinatura sul soggetto in questione, ma esperienza mi insegna a non dare troppa fiducia alle autoreferenze, preferisco testare sul campo. Come scritto più su: nella mia carriera ho incontrato capi d’azienda con master e titoloni dichiarati su LinkedIn, anche inerenti al web, che però non conoscevano la differenza tra un browser e un motore di ricerca, quindi mi preparo a tutto e a niente.

 

di Mario Grasso19