Il lavoro si trova sui social media: ma non basta la presenza

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MILANO – Facebook, Linkedin, Xing, Smallworld, Twitter, Youtube, blog specifici, sono l’ultima frontiera per chi cerca lavoro. Con Internet sono cambiati i canali di recruiting per le aziende e i lavoratori devono adeguarsi alla nuova realtà.

IN ITALIA –  Il fenomeno è meno diffuso: secondo uno studio dell’Università Bocconi una azienda su cinque ha previsto da tempo un’azione su vari social network ma solo il 10 per cento delle aziende attua il social recruiting. Il successo di iscritti dei vari social media spinge inevitabilmente moltissime azienda a ricercare profili lavorativi su siti come Linkedin, community dedicata alla promozione professionale, che in Italia può contare già su 3 milioni di iscritti con un tasso di crescita annuo del 107 per cento, tra i più alti in Europa.

Inoltre anche Facebook, che ormai veleggia oltre i 20 milioni di iscritti, ha deciso di aprire una sezione “professional” e di sfidare Linkedin sul suo stesso terreno. In sostanza, il binomio social media e recruiting è sempre più stretto e sembra questo il futuro delle attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

SOCIAL MEDIA – A questo punto però non basta essere presenti sui social media per farsi “trovare” dalla aziende, ma bisogna saperci essere, ovvero seguire una serie di regole per fare in modo di essere presi in considerazione dai recruiter. In questo senso, sembra venirci in soccorso l’Università Internazionale di Monaco che ha stilato delle regole d’oro per poter utilizzare al meglio le opportunità offerte dal nuovo strumento online: il “Social media Job Hunt.

LE REGOLE – Intanto, avverte il manuale- bisogna considerare il proprio profilo come un brand e attraverso una visione a lungo termine cercare di creare un marchio che lo distingua e lo identifichi, mettendo in pratica le strategie di self marketing.

Occorre avere chiare che tipologia di profilo si vuole costruire e con obiettivi ben definiti. I social media sono prima di tutto comunità basate sulla condivisione di interessi comuni, di conseguenza tutti sono potenzialmente e contemporaneamente datori di lavoro, fornitori e clienti.

E’ molto importante che il proprio profilo dia un’immagine professionale coerente e con una visione a lungo termine, rispettando il target della community alla quale ci si vuole iscrivere. Si può iscriversi a community differenti, ma bisogna stare attenti ed evitare la confusione dei ruoli nei diversi profili e nella creazione d’identità diverse.

GESTIRE I PROFILI – Secondo la IUM è molto difficile gestire il proprio brand online, in quanto Internet presuppone spontaneità, capacità di risposta rapida, E occoorre ricordarsi che si tratta di una forma di comunicazione scritta, visibile e duratura. Quindi, lascia sempre delle tracce che altri possono vedere. L’università bavarese, tuttavia, ci mette in guardia: non bisogna rinunciare alla ricerca del lavoro nella forma tradizionale, ma considerare i social media come una possibilità in più di trovare occupazione.

OLTRE OCEANO – L’avvertenza è certamente corretta, ma se allarghiamo lo sguardo oltre oceano scopriamo che negli Stati Uniti secondo una ricerca del 2011 fatta in America da Careerenlightenment.com, l’ 89% delle aziende usa i social network per assumere personale e 14.4 milioni di persone hanno usato i social media per trovare il loro ultimo lavoro solamente nel 2011. Se è vero che i Trend sul web americani anticipano quello che più tardi si verificherà in Europa, allora (forse), dobbiamo prepararci ad un ruolo sempre più pregnante dei social media nel incrocio tra domanda e offerta di lavoro.

 

di Yu Li Hu