Professioni 2.0: si rischia una Babele

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MILANO – Digital editor, web editor, social media editor. La moda di scoprire nuove professioni digitali non muore mai. L’ultimo esempio è in chiave giornalistica. Mario Calabresi, direttore de “La Stampa”, promuove la nascita delle tre figure su elencate in una “Lettera al direttore” del 6 febbraio 2012 pubblicata sul sito web del quotidiano torinese.

Il digital editor cui spetta il coordinamento di tutta l’attività digitale della redazione, il web editor cui farà capo il sito lastampa.it e il social media editor che, a detta di Calabresi, sarà la prima figura professionale del genere in un grande quotidiano italiano. Quest’ultima sarà il punto di riferimento su Facebook, Twitter e tutti gli altri social network.

NUOVE MA NON TROPPO – Tuttavia queste professioni non sono nate giusto qualche settimana fa. A confermarlo lo studio del gruppo di lavoro dell’IWA (International webmasters association) Italy Web Skills Profiles realizzato nel luglio 2010. Il Gruppo di Lavoro IWA Italy Web Skills Profiles ha l’obiettivo di definire i profili professionali operanti nel Web. Questi profili garantiranno maggiore chiarezza alle aziende che assumeranno personale specializzato nell’ambito del Web e forniranno supporto alle organizzazioni e ai professionisti che sapranno operare meglio le proprie scelte nell’ambito della formazione. I risultati del Gruppo di Lavoro tengono conto delle analisi e dei risultati indicati dagli EQF European Qualification Framework, lo strumento volto a realizzare una qualificazione nazionale compatibile a livello europeo.

IN NOME VERITAS – Detto questo, i profili professionali annunciati da Calabrese possono essere riportati per quanto riguarda il digital editor al web content manager, il web editor al web content editor e il social media editor al community manager. La ricerca dell’IWA Italia si pone come aggiornamento allo standard EUCIP (European Certification of Informatics Professionals), il sistema europeo di riferimento per le competenze e i profili professionali informatici. L’EUCIP, infatti, si ferma al profilo professionale del Web & Multimedia Master, un po’ obsoleto rispetto alle nuove competenze legate alle professioni 2.0.

POCHE MA BUONE – In definitiva, la migrazione delle vecchie professioni sul web rischia di provocare una frammentazione troppo minuziosa dei profili legati ai nuovi media. Può darsi che ogni professione voglia dare la propria impronta per differenziarsi dagli altri ma l’incontro con le professioni ICT dovrebbe essere regolato per evitare la nascita quotidiana di professioni sulla carta affascinanti e innovative ma che in realtà sono già esistenti e ben definite.

 

di Mario Grasso