MILANO – L’ultima società, in ordine di tempo, ad essere coinvolta è stata Nokia Siemens che la scorsa settimana ha annunciato 580 esuberi (sui 1.100 assunti in Italia) ma le aziende ICT coinvolte da tagli del personale, esternalizzazioni, cassa integrazione, aumentano ogni giorno.
Tra queste Alcatel-Lucent, coinvolta da un pesante piano di dismissioni che prevede 490 esuberi, in Italia; Barmes e Sen (ex Celestica) che ha chiesto licenziamenti per 330 persone (su un totale di 550); Micron e Stmicroelectronics che chiedono, pare invano, il rilancio del sito di Agrate Brianza.
Ed ancora Sirti dove gli esuberi annunciati sono circa 1000; Jabil che è oramai in liquidazione; Italtel dove si prospetta una ulteriore emmorargia occupazionale.
Sono tutte, o nella maggior parte dei casi, società operanti a pochi kilometri di distanza tra loro nell’area tra Cassina de Pecchi e Agrate Brianza che era considerata il polo d’eccellenza delle tlc nostrane ed è oggi in progressiva dismissione industriale senza prospettive per il futuro.
L’acuirsi della crisi e le esigenze della globalizzazione, che porta le imprese a concentrarsi laddove il costo del lavoro è minore, hanno creato una débâcle tecnologica nella zona dove l’eccellenza di un tempo rischia di diventare solo un ricordo.
I sindacati hanno chiesto un incontro urgente con il Ministro Passera e ancora l’altro giorno c’è stato uno sciopero dei lavoratori Nokia Siemens che hanno sfilato in centro a Milano. L’aria però è lugubre e le prospettive lavorative sono tutt’altro che rassicuranti.
I numeri della crisi colpiscono e fanno male, tanto più se rapportati ai dati dell’Osservatorio ICT della School of Management del Politecnico di Milano. Secondo lo studio infatti, l’Italia potrebbe ottenere un risparmio di 19 miliardi di euro entro il 2013 (e tagliare il rapporto tra deficit e Pil dal 3,9% attuale all’1,5%) se solo decidesse di fare dell’innovazione digitale uno dei pilastri della crescita. Se, appunto.