Alta tensione alla Foxconn

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CINA – Botte da orbi alla Foxconn. Circa mille dipendenti dell’azienda cinese sono venuti alle mani con gli addetti alla sicurezza privata in uno dei dormitori per dipendenti a Chengdu, nel sudovest del Paese, in cui si ritirano circa 250 mila operai. Come noto, la Foxconn è un colosso del manifatturiero di prodotti elettronici spesso all’onore delle cronache per le denunce continue sulle pessime condizioni di lavoro dei suoi operai, che sono oltre un milione, e per gli undici suicidi che si sono verificati dal 2010.

La scintilla che ha fatto esplodere la rissa, questa volta, è scattata dopo che alcune guardie private hanno fermato un operaio accusato di furto, a quanto appreso da un articolo pubblicato su La Repubblica. Il giornale diretto a Ezio Mauro riporta la notizia di decine di arresti e di feriti e il tentativo di sedare la violenza da parte della polizia locale che a fatica ha circondato i capannoni della fabbrica e i dormitori circostanti in cui, come detto, vivono 120 mila persone.

SindacatoNetworkers si è occupato spesso delle condizioni di lavoro alla Foxconn, la fabbrica in cui si assemblano i principali prodotti elettronici di consumo delle più note marche high tech, tra cui l’Apple, la Nokia, Hp e Dell, solo per citarne alcuni, e che vengono venduti in tutto il Mondo.

Solo qualche mese fa e a seguito di numerose e imbarazzanti proteste internazionali, rilanciate anche dal China Labor Watch (vedi nostra intervista al fondatore, Li Quiang), la Apple si era impegnata a commissionare alla Fair Labor Association una indagine conoscitiva sulle reali condizioni di lavoro degli operai del colosso manifatturiero cinese e ha prendere le necessarie misure, per quanto possibile ad una azienda cliente, per favorire il sostanziale miglioramento delle condizioni materiali e immateriali degli operai.

Evidentemente, a giudicare dagli ultimi accadimenti, la strada dei diritti fondamentali e della dignità di questi lavoratori è ancora molto lunga.

Sempre la Repubblica riporta i dati emersi da due recenti rapporti, quello della Sacom e quello del Fair Labour Association, in cui si denuncia come “i dipendenti, pagati tra i 90 e i 240 euro al mese e liberi cinque giorni l’anno, sarebbero costretti a 80-100 ore di straordinari al mese. Chi non ubbidisce ai capireparto è costretto a pulire i gabinetti, scrivere lettere pubbliche di confessione e pentimento, lavorare in piedi, spostare 3mila scatole al giorno, spazzare i cortili e inginocchiarsi davanti ai manager. Le intimidazioni, per chi non tiene i ritmi da 16 ore al giorno, arrivano a negare la possibilità di tornare a casa una volta all’anno per vedere i propri cari”.

Come commenta la società di Cupertino queste denunce?

Vedi la filosofia Apple nei rapporti con i fornitori

 

di Filippo Di Nardo