L’ ICT per la crescita dei paesi poveri

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ROMA – Il 75 per cento della popolazione mondiale ha accesso a un cellulare, dice un recente studio della banca mondiale secondo cui il numero degli utenti di telefonia mobile sul pianeta è oggi di oltre 6 miliardi a fronte di 1 miliardo nel 2000.

Dati che fanno riflettere, tanto più se si considera che oggi la gran parte dei contratti per nuovi telefonini è firmata proprio nei paesi in via di sviluppo.

I telefoni cellulari si stanno espandendo anche e soprattutto nelle zone rurali e in diversi paesi considerati arretrati o comunque in via di sviluppo: in alcuni di questi- rileva lo studio- gli abitanti hanno maggiore accesso all’uso dei dispositivi mobili che non a conti bancari, elettricità o acqua potabile!

Nel continente africano, per esempio, il mercato della telefonia mobile è cresciuto del 60 per cento dalla fine del 2009 ad oggi, anche se la banda larga è tuttora un miraggio ed in molte zone non arriva alcun segnale telefonico.

L’AUTOREVOLE REPORT – della Banca Mondiale conferma comunque quanto già rilevato da molti studi: le opportunità create dalle nuove tecnologie sono enormi e, se ben usate, sono in grado di dare un grande impulso alla crescita economica, culturale e sociale dei paesi poveri.

Il ruolo dei governi è cruciale: molti dei progetti mobile pilota avviati, per esempio nell’ambito dell’agricoltura (come il sistema di tracciabilità per i coltivatori di caffé in Colombia) sono già finanziati da istituzioni pubbliche.

LA BANCA MONDIALE – dal canto suo, ha predisposto il programma infodev volto a progettare e dirigere il finanziamento di soluzioni ICT per i paesi meno sviluppati. L’iniziativa, svolta in collaborazione con Nokia e il governo della Finlandia, ha già pemesso la creazione di cinque laboratori regionali per l’innovazione (mLabs) in Armenia, Kenya, Pakistan, Sud Africa e Vietnam.

L’OSTACOLO – La rivoluzione mobile si estende, ma c’è un ostacolo: la pervicace resistenza di molti decisori politici che continuano a pensare e agire secondo vecchi paradigmi sprecando risorse e energie invece di usare al meglio le possibilità offerte dal digitale. Un ostacolo da superare.

di Giuseppe de Paoli