ICT “made in Torino”, cambia lo scenario?

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TORINO – La città di Torino ha in “dote” un buon patrimonio ICT: ospita il Politecnico, alcuni buoni centri ricerca – come Csp e Telecom Digital Lab- e molte aziende del settore tra cui alcune di spicco come Alenia, Telespazio, STM.

In citta’ ci sono anche iniziative d’incontro a carattere stabile come il salone Toms, e proposte interessanti come la rete Think up, della Camera di Commercio, per aiutare le imprese nel loro collocamento sui mercati. Le opportunità in ambito ICT quindi non mancano. Eppure si sentono segnali di disagio e difficoltà….

Da qualche tempo infatti crescono i dati negativi per il settore: anni fa c’è stata la crisi di Global Value, la società nata dalla partnership tra Fiat e Ibm (ed era stato il primo importante segnale d’allarme), poi è arrivata la chiusura del centro ricerche Motorola, e ancora il ridimensionamento delle sedi locali di società come Telecom e Ibm (che oggi vuol trasferire un decimo dei suoi 700 dipendenti a Segrate (Milano).

Sono di questi giorni inoltre la notizia dei ‘tagli’ annunciati da Oracle, che riguardano anche la sede torinese, e dei trasferimenti previsti dalla Csc multinazionale IT, con circa 300 dipendenti a Torino. Notizie che si sommano a quella recente della messa in liquidazione di Agile- Eutelia (250 i lavoratori coinvolti, tra Torino e Ivrea) con una sentenza emessa a Giugno dal tribunale di Roma.

C’è anche una certa apprensione sul futuro del Csi (Consorzio Sistema Informativo) che la Regione si appresta a riorganizzare con il rischio di scorporare una tra le maggiori aziende pubbliche del settore.

Senza contare il calo (comune al resto del Paese) della domanda dell’ICT tradizionale, cui fa da contraltare il nuovo mercato digitale che si può ampliare in virtù della crescita di componenti innovative come il cloud computing, l’internet delle cose, le app per il mobile

È su questi settori che Torino può fare la sua parte, imboccando con maggior decisione la via dell’innovazione, creando nuovi software (le idee non mancano visto che il 20% dei brevetti nazionali arriva dal Piemonte) e, soprattutto, puntando di più ai mercati con maggior potenzialità di spesa.

Un primo obiettivo potrebbe essere il cosiddetto mercato Bric (Brasile, Russia, India, Cina) trainato dalla Cina e dalla straordinaria diffusione di smartphones, tablet, e dai servizi di cloud computing: oggi il market share dell’Italia nel BRIC è del 1,7%, mentre quello tedesco raggiunge il 6,2%! Resta quindi molto da fare e la speranza che le azioni previste dall’agenda digitale siano attuate… nei tempi promessi.

 

di Giuseppe de Paoli