Samsung: China Labor Watch denuncia condizioni di lavoro in Cina

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Roma -La Heg Eletrocnics azienda del sud della Cina che produce per la Samsung, per Motorola e Lg, è entrata nel ‘mirino’ della China Labor Watch, ente non-profit che si occupa di tutelare le condizioni dei lavoratori nel paese del Dragone. 

Il report dell’associazione, effettuato all’insaputa dei dirigenti della fabbrica, e pubblicato in agosto, accusa la Heg: quasi il 60% dei suoi operai, secondo l’indagine, è minorenne e sfruttato; quest’ultimi verrebbero assunti a tempo soprattutto nei periodi estivi ed invernali, in concomitanza alle vacanze scolastiche.

Quanto ai salari rappresentano a stento il 70% di quellì regolari e sono dati ‘in cambio’ di lavori pesanti e, spesso, pericolosi che vanno a incrementare gli infortuni professionali.

Il tempo dedicato al lavoro rappresenta un altro capitolo scuro: gli operai della HEG lavorano 11 ore al giorno, 6 giorni a settimana!

La Samsung ha replicato alle accuse con una nota stampa: Abbiamo già condotto quest’anno due diverse indagini –comunica l’azienda- e non abbiamo rilevato alcuna irregolarità . Ma provvederemo a effettuare un’altra indagine e prendere le misure necessarie a correggere eventuali problemi che possano emergere.

Secondo l’indagine effettuata da Samsung non sono presenti lavoratori under 16 (l’età limite consentita per l’assunzione di dipendenti dalla legge cinese) e gli under 18 rilevati si sarebbero presentati volontariamente ai colloqui di lavoro.

Sono comunque emerse condizioni di lavoro molto precarie, come già denunciato dal China Labour Watch: orari eccessivi, assenza di copertura medica e sanzioni ingiustificate ai dipendenti.

Quindi la HEG Elettronics dovrà modificare il suo approccio alla gestione dei dipendenti, sottostando alle direttive di Samsung, ”La nostra policy verso le violazioni del lavoro minorile è di tolleranza zero’’ chiarisce una nota dela Samsung che avvisa ‘’Nel caso in cui la fabbrica cinese non rispettasse tale direttive si vedrebbe recesso il contratto immediatamente’’

Vedremo. Volendo giudicare i primi passi sembra che Samsung stia prendendo la questione seriamente e stia per correrre ai ripari come aveva fatto, seppur in ritardo, la Apple che avrebbe poi pagato di tasca propria gli aumenti di stipendio nelle fabbriche fornitrici cinesi.

China Labor Watch, e il suo presidente Li Quiang, continuano intanto l’azione di vigilanza, particolarmente utile visto le difficoltà che devono affrontare i lavoratori in Cina, a fronte di un prodigioso sviluppo del Paese: il fatto che l’attenzione internazionale su queste vicende sia ora molto piu’ alta, dovrebbe però aiutare la lotta dei lavoratori.

Di Hu Yu Li