Istituzioni e web, Italia fanalino di coda

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MILANO – La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione va ancora a rilento. Un dato significativo lo dimostra: il sito web dell’Osservatorio per l’accessibilità dei servizi della Pa, nato per segnalare eventuali disservizi dei siti pubblici, ha sospeso la possibilità per gli utenti di effettuare segnalazioni!

Se a questo aggiungiamo la scarsa formazione dei dipendenti della pubblica amministrazione, c’è poco da stare allegri.

Lo conferma il rapporto della World Wide Web Foundation, realizzato in 60 Paesi considerati tra quelli avanzati e in via di sviluppo, che colloca l’Italia al 29° posto, ultima tra i paesi europei. Il report non è nuovissimo ma le cose non sono migliorate nel frattempo, anzi.

L’Italia continua a non essere presente tra i Paesi virtuosi nell’e-governement.

Tuttavia, la strada sarebbe chiara: le linee guida per i siti web, presentate nel 2011, offrono indicazioni utili per la realizzazione e la gestione dei siti web grazie ai principi di usabilità e accessibilità e indicano i motivi per cui andrebbe dismesso un sito web della Pa, per esempio, la mancanza di contenuti aggiornati.

Comunque, L’Italia non è da sola in questo triste primato. Secondo il World e-Parliament Report 2012 Il problema del difficile rapporto tra istituzione e cittadino ha carattere globale.

Il ricercatore Thomas Zittel va oltre. “Il problema – dice – non è solamente tecnologico ma risiede nella difficoltà di gestione e istituzionalizzazione dei contenuti per due motivi: la moderazione e censura di eventuali messaggi sconvenienti o disdicevoli, e la necessità di capire se e come istituzionalizzare e soprattutto utilizzare il contenuto delle consultazioni online”.

Anche se per altri studiosi l’e-access e la trasparenza sono caratteristiche abbastanza sviluppate a livello mondiale, non sono rare le difficoltà di e-participation.

Molti siti dei parlamenti nel mondo, si trovano ancora a uno stadio di “disseminazione dell’informazione” cioè offrono contenuti e servizi poco interattivi. Forse si tratta di un problema di natura politica, più che tecnologica.

Oltre allo sviluppo delle tecnologie ICT bisogna, infatti, considerare le strategie messe in atto dai politici. Strategie, che, a ben vedere, non sembrano adeguate per la realizzazione di forme di comunicazione che permettano un vero coinvolgimento dei cittadini.

 

di Mario Grasso