Claudio Caciagli – Web designer

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Nato a Bologna nel 1972, si è laureato in Scienze Politiche con una tesi sull’accessibilità e ha cominciato l’attività di web designer free lance nel 1998. Ha sempre focalizzato le proprie competenze verso il mondo del web, ricoprendo anche il ruolo di docente. È stato socio di una web agency e di una società che si occupa della realizzazione di sistemi informativi. Nel 2007 ha dato vita al progetto Alta Sartoria, per proporre un approccio al web design focalizzato sulle esigenze dei clienti, realizzando siti piacevoli, navigabili, facili da gestire e ottimizzati per i motori di ricerca. Ha un blog personale.

L’ultimo social post?
Un tweet che rimanda ad un articolo sul mio blog, con alcune considerazioni sul sorpasso di vendite dei tablet e smartphone ai danni dei computer.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Raramente guardo video su YouTube, se non ricordo male l’ultimo era uno spezzone di Beauty no.2 di Andy Warhol.

Mac, Windows o Linux?
Mac.

L’ultimo acquisto online?
Un hard-disk.

Un libro che ha segnato la tua vita?
“Viaggio al termine della notte” di Céline.

CaciagliQual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Come spesso accade, il progetto che mi ha segnato più profondamente è stato uno dei primi che ho affrontato, per conto di una famosa multinazionale che produce prodotti in vendita nelle farmacie. Stimolato dalla visibilità che mi avrebbe dato, lavorai giorno e notte per proporre un web design moderno, usabile e d’impatto. Studiai le tecniche dei migliori web designer dell’epoca, i siti dei concorrenti del settore e diedi vita ad un layout che ai miei occhi, e a quelli di chi collaborava con me, sembrava favoloso. Quando lo presentai ai responsabili dell’azienda, questi mi dissero, senza mezzi termini, che la proposta non li soddisfaceva e che avrebbero preferito qualcosa di più classico, riportandomi come esempi alcuni dei siti più brutti del web. Ci rimasi molto male, così, preso dallo sconforto e dalla rabbia, creai in poche ore un layout banalissimo, con due orrende barre orizzontali di pulsanti colorati. Lo scelsero con entusiasmo. Da quella volta ho capito che il web designer deve sempre creare siti che rappresentano il cliente e non il proprio talento.

Quando hai deciso di diventare web designer?
Avevo undici anni, e dividevo i pomeriggi tra le partite in cortile e i disegni con gli otto colori del mio Sinclair ZX Spectrum. Non sapevo ancora che un giorno ci sarebbe stato Internet e questo mondo digitalizzato, però sapevo che mi sarebbe piaciuto continuare a trascorrere il mio tempo a fare dei disegni davanti ad un computer.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Per intraprendere la carriera di web designer lo studio è stato fondamentale, perché gli strumenti e le tecnologie da conoscere sono vari e disparati. Poi, una volta avviata l’attività, studio ed esperienza pratica sono diventati ugualmente importanti, perché è necessario aggiornarsi continuamente, studiando le nuove soluzioni e tecnologie da applicare poi sui prodotti che vengono realizzati.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Non ho mai avuto colloqui di lavoro, perché iniziai la mia attività aprendo direttamente la partita IVA.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Un incontro molto importante per la mia carriera è stato con un esperto di web marketing, Antonio Fimiani di Mediastudio: collaborando con lui ho capito quanto è importante il posizionamento sui motori di ricerca (e quanto le nostre professioni siano tra loro complementari). Da quell’incontro sono nate le premesse che hanno dato vita al progetto Alta Sartoria. E ad una stretta collaborazione con Mediastudio.

E un’intuizione vincente?
Quella di capire, pochi anni dopo l’avvento di Mosaic, che il futuro – e la mia professione – sarebbero stati nel web.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web designer come te?
Consiglio di studiare tutti gli aspetti legati al web design: spesso si crede che per essere web designer sia sufficiente utilizzare Photoshop e Dreamweaver, e si trascurano aspetti fondamentali come la comunicazione, l’usabilità, il SEO e i social network.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Credo che Internet abbia appena cominciato a cambiare il mondo del lavoro in Italia, e non sempre nel modo migliore.

CaciagliServe un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Secondo uno studio recente della McKinsey, l’industria del web rappresenta il 2% del PIL italiano, e si prevede che questo valore sia destinato a raddoppiare nei prossimi quattro anni. Questo significa che siamo una realtà molto importante, in continua crescita, ma assolutamente non rappresentata -e tutelata- a livello istituzionale. Il sindacato dei Networkers potrebbe essere utile, e lo vedo come uno strumento snello e democratico, aperto a tutti gli operatori del settore, in grado di fornire supporto, promuovere idee, distribuire informazioni e stimolare gli incontri tra le professionalità del settore.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
“Nonna le vedi quelle vetrine? Io creo delle vetrine come quelle, in una piazza chiamata Internet, dove i negozi sono sempre aperti e per spostarsi da uno all’altro ci si mette un istante.” È da quasi quindici anni che provo a spiegarla a mia nonna, ma non credo abbia ancora capito…

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Con il termine networker si abbracciano tante tipologie di professionalità e di esperienze diverse: in alcuni casi gli orari rigidi possono essere necessari (penso, ad esempio, ai servizi di supporto e di assistenza), in altri credo che non abbiano senso, perché quasi sempre si lavora a progetto e l’obiettivo è portare a termine il proprio compito nei tempi previsti.

Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
I miei amici su FaceBook sono poco più di dieci. Così non ho problemi a frequentarli anche off-line.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Solo quando si tratta di incontri di lavoro.