ICT – La Lombardia in difficoltà spera nella nuvola

0
675

MILANO – La Lombardia (la Brianza in particolare) una volta considerata polo d’eccellenza dell’high tech è sempre più in difficoltà dal punto di vista lavorativo.

Le vertenze in atto coinvolgono, e mobilitano, migliaia di lavoratori, le situazioni di crisi aumentano ogni giorno.

Abbiamo già fatto il triste elenco delle fabbriche coinvolte: aziende rilevanti come Alcatel, Agile ex Eutelia, Nokia Siemens ma anche centinaia di piccole aziende dell’indotto che fanno i conti con la crisi e in alcuni casi rischiano la chiusura.

Sono circa 2mila oggi i posti a rischio nel settore ICT lombardo.

Una realtà inquietante e inoppugnabile nonostante quanto sostenuto da un recente report della camera di commercio di Monza secondo cui l’ICT lombardo “tiene” (cosa però? l’ansia, la paura per il futuro?).

Cosa fare quindi per difendere il patrimonio di competenze tecnologiche e scientifiche della regione?

La Giunta guidata da Formigoni, che dovrebbe dare seguito e concretezza alle “Politiche per la competitività” deliberate lo scorso anno, sembra ora interessata a ben altri problemi e certamente la difficile fase politica della Regione, impegnata  a garantire la sua sopravvivenza, non aiuta nella ricerca di un interlocutore.

Noi abbiamo chiesto da qualche tempo un tavolo di confronto a livello nazionale e pensiamo che occorra ripartire da lì.

Un tavolo che si ponga l’obiettivo di frenare la delocalizzazione degli investimenti, ricollocare i lavoratori senza occupazione, rilanciare i poli tecnologici di Vimercate e Agrate (in Brianza) e di Cassina de’ Pecchi, vicino a Milano.

Abbiamo anche detto che occorre un progetto strategico di rilancio dell’ICT orientato sul territorio, secondo le specificità locali.

La Lombardia, ad esempio, potrebbe essere terreno fertile per lo sviluppo di servizi di cloud computing, dato che dispone di una rete a banda larga sufficientemente completa e di una buona rete elettrica.

Di più: secondo una ricerca della Bocconi è la regione nella quale si otterrebbero i migliori ritorni da investimenti sulla nuvola, visto che ospita i grandi player del settore internazionale, molte aziende che comprano servizi ICT e un capitale umano particolarmente qualificato.

L’investimento sul cloud potrebbe essere l’occasione per recuperare straordinarie efficienze e innovare significativamente il panorama lavorativo.

Il flusso d’affari, stimano i ricercatori della Bocconi, sarebbe di circa 288 milioni di euro.

Non è poco. E non è un caso, infatti, che la “nuvola” sia diventata centrale anche nel piano Ue per il rilancio dell’occupazione.

di Giuseppe de Paoli