Elezioni, l’Agenda Digitale resta al palo

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MILANO – Finita la campagna elettorale, analizzati i risultati, l’Italia digitale resta al palo. Il Partito Democratico pur avendo conquistato la maggioranza assoluta alla Camera non avrà i numeri al Senato per governare da solo.

Il partito di Bersani aveva fissato la sua strategia digitale su quattro punti: 1) Banda larga in tutto il Paese; 2) Promozione della cultura digitale; 3) Economia digitale per la ripresa economica e 4) Pubblica amministrazione aperta e trasparente (vedi l’infografica).

Un piano al momento non attuabile e non in grado quindi di rispettare i tempi fissati dall’Europa che prevede, entro il 2020, la copertura Internet per tutti i cittadini.

I recenti tagli della Commissione europea alle telecomunicazioni peseranno ancora di più sull’arretratezza digitale del nostro Paese. La mancanza dei decreti attuativi del provvedimento Crescita 2.0 del governo uscente completa il quadro di una situazione di crisi che potrà trovare una via d’uscita solo in un nuovo ritorno alle urne.

Per fare questo, sarà necessaria una nuova legge elettorale che stabilisca un vincitore capace di governare.

Marco Meloni, responsabile PD per Riforma dello Stato, PA, Università e Ricerca è chiaro: “C’è un passaggio essenziale che la politica italiana deve comprendere: l’economia digitale non è un argomento di avanguardia, ma è la piattaforma essenziale per la modernizzazione del sistema produttivo e della pubblica amministrazione”. Ma in una fase così complicata il rischio che il digitale passi in secondo piano è assolutamente concreto.

Passare dalle parole ai fatti non sarà facile nel contesto politico che si è venuto a creare all’indomani del voto. Pierluigi Bersani non ha alimentato grosse speranze nel suo primo discorso da vincitore dimezzato.

Lo sviluppo digitale non sarà quasi sicuramente tra le priorità del momento. Al centro del dibattito ci saranno invece l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e la riforma della legge elettorale sono al centro del dibattito politico attuale. E vi resteranno ancora a lungo.

Innovazione e cultura digitale possono ancora attendere. Purtroppo. In barba ai proclami fatti, alle promesse di combattere il digital divide, alla mancanza d’infrastrutture, a una PA arretrata.

di Mario Grasso