Andrea Cardani – Help desk manager

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Classe 76, Milanese DOC, laureato in informatica in Bicocca. Dopo una gavetta di 7 mesi in Accenture, ha lavorato per una società monzese nel campo delle telecomunicazioni e della gestione del credito, per poi approdare all’e-learning – dove si trova tuttora.

È il responsabile del servizio clienti. Con la passione per le auto e gli orologi di lusso, adora i viaggi e i weekend fuori porta. Super sportivo, con 3 sessioni settimanali di running e 4 di palestra. Alterna anche qualche partita di tennis a un’uscita con bicicletta da corsa o mountain bike.

L’ultimo social post?
Una frase di Shakespeare su Facebook relativa al desiderio, in certi momenti, di poter smettere di pensare.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Il finale de “I soliti sospetti”, con un eccellente Kevin Spacey nei panni di Verbal Kint/Keiser Soze.

Mac, Windows o Linux?
Mac a casa, Windows al lavoro.

L’ultimo acquisto online?
Un paio di scarpe con cui morderò l’asfalto nei 21 km della Stramilano.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Sicuramente quello che sto portando avanti adesso: lo sento come “mio” e percepisco costantemente le grandi responsabilità, felice anche di poter contare sempre su colleghi formidabili.

Andrea Cardani - Help desk managerQuando hai deciso di diventare help desk manager?
A parte i primi 7 mesi in Accenture, in cui ero un normale analista programmatore, ho sempre rivestito ruoli che prevedevano l’interfacciamento con il cliente, grazie alla pazienza che mi contraddistingue e al piacere che provo nel poter sempre dialogare con nuove persone. Ultimamente, poi, la mole di lavoro è decisamente aumentata, e con essa il gusto che provo nello svolgere il mio lavoro!

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Lo studio mi ha insegnato la gestione dei processi a livello teorico; il carattere e l’esperienza pratica mi hanno invece insegnato a gestire determinate situazioni, talvolta particolarmente complicate.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Quello che sarebbe stato il mio ex datore di lavoro era arrivato con una Ferrari nuova fiammante e, nonostante fosse Milanese, mi ha fatto sostenere il colloquio interamente in inglese insieme al suo braccio destro londinese (con un accento paurosamente stretto): penso di non essermi mai sentito così impacciato, vuoi per il potere che sprigionava il possesso di quella vettura, vuoi per l’inglese meraviglioso che avevo modo di sentire (adoro quella lingua!).

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Ho avuto modo di incontrare celebrità e persone molto importanti e facoltose, ma non la ritengo un’esperienza che mi ha particolarmente colpito. Mi reputo però fortunato per il percorso formativo a livello interpersonale che ho avuto modo di seguire.

E un’intuizione vincente?
Ogni giorno sento di avere l’intuizione che possa creare “la svolta”, ma poi mi rendo conto che il CTO come sempre mi ha preceduto! Ma ci riuscirò, lo sento!

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare help desk manager come te?
Avere una conoscenza molto approfondita di ciò per cui si sta fornendo assistenza, essere assolutamente predisposti al rapporto interpersonale e provare il desiderio di essere costantemente d’aiuto, e sempre, sempre propositivi!

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Cercare lavoro ora è molto più facile, grazie ai motori di ricerca e agli svariati siti di annunci. I programmi di chat e di videoconferenza, da ludici che si potevano inizlamente considerare, ora sono indispensabili strumenti di interconnessione fra collaboratori che si possono trovare anche in capi opposti della Terra (fuso orario permettendo). Con LinkedIn si può sviluppare una rete di potenziali clienti/collaboratori che altrimenti non si sarebbero probabilmente mai venuti a conoscere. Internet ormai è diventato uno strumento indispensabile praticamente per tutte le attività, anche le più impensabili!

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
All’atto pratico un piano regolatore serve sempre, almeno per avere un quadro di insieme sui diritti e i doveri dell’appartenente alla categoria.

Andrea Cardani - Help desk managerDescrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Aiuto la gente ad eseguire determinate operazioni sulla piattaforma E-Learning Docebo, cercando di capire se l’impossibilità nel raggiungere determinati obiettivi sia relativa a problemi della piattaforma stessa (magari a causa di piccoli bug nel codice con cui questa è stata creata) o perché l’utente non conosce a sufficienza il sistema. In base poi alla natura del problema, smisto la segnalazione al reparto di competenza che provvederà a risolverla dandomene successivamente notifica, così che possa effettuare test in merito e ricontattare l’utente.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
Dipende dal ruolo, perchè ad esempio io devo, ma soprattuto voglio, essere sempre “sul pezzo” e disponibile. Tendenzialmente dunque direi di no, dal momento che l’attività del vero informatico non conosce orari: la flessibilità in questo lavoro non è soltanto utile, ma necessaria!

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Tutti quelli che ho nella mia area social li ho incontrati almeno una volta, solo qualche decina sono comunque degni di essere definiti “amici”, e ancor meno sono quelli che, ahimè, riesco a frequentare.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Si, specie perchè Facebook e LinkedIn riescono sempre più spesso a dare un volto e un quadro d’insieme della persona: l’idea di conoscerla, anche solo telematicamente, aiuta ad essere più preparati. Poi, ammettiamolo, a chi non piace curiosare un po’ nei dettagli di chi si sta per incontrare…

di Mario Grasso