ICT: in Italia adda passà ‘a nuttata!

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MILANO – Naturalmente la speranza è di un cambiamento ma se lo scenario del mercato ICT nel nostro Paese rimane quello disegnato dall’ultimo report di Assinform, non c’è da stare allegri.

Partiamo dai numeri: Il Global Digital Market (ICT tradizionale + i prodotti nati dalla convergenza tra IT e TLC) ha prodotto, nel 2012, in Italia, un volume complessivo di 68,141 miliardi di euro, in calo dell’1,8% rispetto all’anno precedente.

Assinform prevede l’aggravamento della situazione, fino ad arrivare a un preoccupante -3,6% nel 2013;

a meno che il nuovo Governo – qualsiasi sarà – non riesca ad imprimere una svolta del settore, accelerando nettamente sulla digitalizzazione del Paese e aprendo linee speciali di finanziamento alle aziende che investono in innovazione.

Il clima cupo disegnato da Assinform contrasta con gli andamenti dell’economia digitale in Europa: nel vecchio continente (dove i problemi non mancano) il peso della digital economy è giunto al 6,8% del PIL europeo e il tasso di crescita del GDM è +0,6%.

Il diverso trend italiano è dovuto alla crisi dei servizi ICT tradizionali che rappresentano in valore oltre la metà del mercato italiano e hanno subito un vistoso calo del 4,7%.

In direzione contraria i settori legati al web e al mobile, sia per quanto riguarda i prodotti (tablet, smartphone etc) che i contenuti (e-book, musica, editoria on line).

È in atto – rileva Assinform – una sempre più netta polarizzazione della domanda verso il mobile, il cloud, l’economia dei social network: settori in grado di generare nuove opportunità di crescita ma solo per le imprese (e i Paesi) che sanno accettare la sfida del cambiamento, attraverso l’innovazione digitale.

Un dato non considerato con sufficiente attenzione dai nostri decisori politici che sono in grande ritardo nel processo di digitalizzazione del Paese; non hanno ancora risolto il problema dei pagamenti -con tempi certi- per le commesse della Pubblica Amministrazione; non hanno saputo creare regole concorrenziali e trasparenti per il settore.

Il governo uscente ha annunciato che i nuovi bandi per lo sviluppo della banda ultralarga e la riduzione del digital divide, potrebbero chiudersi entro 12 – massimo 18 mesi  e generare quasi 5mila nuovi posti di lavoro.

Resta da vedere che Governo uscirà dalle consultazioni politiche di questi giorni e come si comporterà.