Internet of Things: 5 milioni di oggetti interconnessi

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MILANO – L’Internet of Things, la rete di oggetti che attraverso Internet acquistano una propria identità digitale, è un mercato in crescita anche in Italia.

I dati dell’ultima ricerca condotta dall’Osservatorio del Politecnico di Milano sono incoraggianti.

Nel 2012 il settore ha fatto un balzo generale del 25% rispetto al 2011.

Ottimi anche i risultati nel settore della telefonia mobile: 5 milioni di oggetti connessi grazie alla rete cellulare e un controvalore di mercato pari a 810 milioni di euro.

L’Internet of Things riguarda diversi ambiti: dalle Smart City (con strumenti per il monitoraggio del trasporto pubblico, lampioni, monumenti, giusto per fare qualche esempio) all’ambiente; alla domotica e agli impianti per la casa (es. illuminazione, elettrodomestici, climatizzazione): dagli oggetti che “parlano” tra loro, per ridurre i consumi energetici, ai contatori intelligenti per la misura dei consumi (elettricità, gas, acqua, calore).

In ambito sanitario si sta sviluppando l’eHealth (per esempio con il monitoraggio in tempo reale di parametri vitali da remoto, la localizzazione dei pazienti malati di Alzheimer).

A livello industriale la Smart Factory (l’uso di macchine sensibili al contesto in cui operano per migliorare la gestione della produzione).

Anche salire a bordo di una macchina sarà diverso con le Smart Car (connessione tra veicoli e infrastrutture circostanti come i guardrail, informazioni sul traffico).

Ma le potenzialità future dell’IoT potrebbero svilupparsi anche sulle attività di imprese e pubbliche amministrazioni. Le idee per migliorare la qualità della vita delle persone non mancano.

Tuttavia, con i buoni propositi e le cifre positive bisogna fare i conti anche con la realtà nazionale. Come conferma l’Osservatorio del Politecnico il nostro Paese si trova in una fase iniziale di trasformazione. E le difficoltà non mancano.

Dal punto di vista economico i costi sono elevati mentre le possibilità di spesa sono, almeno attualmente, limitate.

Dal punto di vista organizzativo l’Italia ancora non è del tutto pronta a gestire i cambiamenti e l’innovazione. Mentre la governance tra pubblica amministrazione e le imprese è ancora in grande ritardo.

E, last but not least, ci sono anche limiti tecnologici: la mancanza di uno standard di comunicazione, i diversi percorsi tecnologici seguiti dalle aziende per la realizzazione degli applicativi, i dispositivi che spesso peccano di efficienza energetica.