28 anni, fa il pendolare da e per Milano causa lavoro. Laureato in comunicazione pubblica e d’impresa, è community manager per Fine Dining Lovers, il magazine della S. Pellegrino e Acqua Panna dedicato ai foodies.
Quando non è online lo potete trovare su un palcoscenico perché ama recitare oppure tra i fornelli in cucina.
L’ultimo social post?
Un link ad un articolo su un’azienda che esegue lo scan 3D di una persona e produce caramelle gommose con le sue sembianze.
L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Un Harlem Shake nella cucina di un ristorante stellato Michelin. Se non sapete cos’è lo trovate qui.
Mac, Windows o Linux?
Di solito Mac, ma se capita anche PC.
L’ultimo acquisto online?
I biglietti per un concerto, ma non vi dico quale!
Un libro che ha segnato la tua vita?
Digital PR di Marco Massarotto mi ha guidato nella scelta dell’argomento di tesi e poi della carriera. Per quanto riguarda le letture di piacere, direi qualsiasi libro con Sherlock Holmes.
Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Il primo evento live che abbiamo coperto con la mia attuale agenzia: così tante cose da fare prima, durante e dopo l’evento. Abbiamo fatto di tutto: live streaming su Youtube e Facebook con moderazione dei commenti, live blogging, Storify con i contenuti postati dalla community ecc.
Quando hai deciso di diventare community manager?
Facendo uno stage dopo la laurea ho capito che mi piaceva e che avrei voluto continuare per questa strada.
Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Direi un mix dei due. Le basi del Community Management sono abbastanza semplici, spesso basta un po’ di buon senso e molto si impara sul campo. Quando però il lavoro diventa più strategico e c’è da preparare un piano editoriale o di comunicazione, allora sì che serve aver studiato.
Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il mio primissimo colloquio è stato per un posto di cassiere in un supermercato! Doveva essere un lavoro estivo e la mia preoccupazione più grande era come vestirmi. (Ho ottenuto il posto e l’ho tenuto per tutto il periodo universitario e oltre)
Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Recentemente è stato bello vedere che un blogger che seguivo da tempo adesso lavora per la mia stessa agenzia. In più nel nostro settore i “grandi nomi” non sono nascosti in qualche ufficio ma si incontrano facilmente anche online, quindi ti può capitare di scambiare due battute anche con personaggi apparentemente inarrivabili.
E un’intuizione vincente?
Usare i gruppi di LinkedIn, non solo per trovare lavoro. Ci si trovano i veri expert di alcuni settori, esattamente come sui forum, e ci si può costruire una community specializzata e una reputazione. Diversamente da alcune community expert, su LinkedIn i brand non sono visti in cattiva luce, ma ascoltati.
Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare community manager come te?
Imparate a leggere gli analytics e gli insights, sappiate incrociare i dati con excel o equivalenti. Per costruire una community non basta pubblicare update interessanti, ma bisogna saper analizzare i risultati, incrociare dati e presentarli. In questo senso anche saper creare una buona presentazione non guasta.
Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
In tantissimi modi, forse troppi per elencarli tutti. Alcuni che mi vengono in mente: come cercare e trovare lavoro, la possibilità di scambio di informazioni, la nascita di figure professionali, la possibilità di lavorare da remoto e di seguire una conferenza senza essere presenti…
Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Secondo me serve perché, vista la natura del lavoro, a molti di noi non sono chiari i vantaggi e gli svantaggi della nostra situazione: contratti a progetto, orari flessibili, lavoro da remoto, ecc.
Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Lavoro per una rivista su Internet. Aiuto a diffondere notizie e curiosità sul mondo della cucina.
L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
È un argomento che mi sta molto a cuore. Si legge spesso che il lavoro di community manager è 24 ore su 24 anche nel week-end, ma non è esattamente così. Nessun essere umano potrebbe o vorrebbe fare un lavoro del genere. Certo, visto il tipo di lavoro e il target globale non si può pensare di essere operativi solo per le classiche otto ore di lavoro ma strumenti di schedulazione, notifiche e turnazione rendono possibile presidiare i social 24 ore su 24, anche nei weekend. Il segreto sta nel lavoro di squadra e nella condivisione delle informazioni.
Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
In questo sono abbastanza “antico”, conosco personalmente quasi tutti i miei amici dei social network e ci ho chiacchierato almeno una volta offline. Con alcuni poi ci siamo persi di vista, ma siamo rimasti in contatto sui social.
Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Se è un incontro professionale sì, se è per un colloquio la ricerca non si limita a Google. Per il resto no.
Se no, perché?
Per la sfera non lavorativa preferisco lasciare al caso e conoscere le persone parlando con loro.
di Mario Grasso