MILANO – L’attuazione dell’agenda digitale in Italia potrebbe creare almeno 200 mila nuovi posti di lavoro. Parola di Antonio Catricalà, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Tlc.
Potrebbe, appunto, perché l’Agenda, a un anno dalla sua nascita, ancora non cammina.
L’Agenzia per l’Italia Digitale – alla quale tocca l’attuazione dei programmi dell’Agenda digitale – non è operativa e, anzi, il Governo Letta ne ha bloccato lo Statuto impedendone, di fatto, il funzionamento.
Il motivo ufficiale sono i rilievi della Corte dei Conti intervenuta sul mancato rispetto dell’invarianza di spesa, sull’assunzione -considerata eccesiva- di dirigenti esterni, sull’irregolare commistione degli organi d’indirizzo e controllo.
Certamente ha pesato la discussione per la governance dell’Agenzia, suddivisa tra quattro Ministeri, e il conseguente “braccio di ferro” sulle deleghe da attribuire.
Il governo Letta, per sfuggire all’eccessiva frammentazione della cabina di regia, avrebbe ora intenzione di rispristinare il vecchio Dipartimento per la Digitalizzazione e l’Innovazione affidandogli la responsabilità di tutti gli interventi sul digitale.
L’organismo risponderebbe direttamente alla Presidenza del Consiglio che, particolare non da poco, ha in cassa i soldi per far partire i progetti.
Per quest’operazione di “regia unica” l’esecutivo avrebbe l’appoggio di Confindustria digitale e di molti operatori del settore. Il percorso, che si snoda tra diverse istanze, è però ricco di ostacoli.
Proprio oggi Catricalà ha invitato l’esecutivo “a riportare l’attenzione sull’Agenda e a ricercare un grandissimo consenso da parte di tutti”.
L’ex presidente dell’Antitrust ha ricordato che grazie al potenziamento della banda larga e alla digitalizzazione si potrebbero creare oltre 200 mila posti di lavoro. “Sono cifre importanti – ha detto – non ignorabili tanto più in un momento difficile come questo”.