Concorsi pubblici e ICT, è battaglia per la trasparenza

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MILANO – La partecipazione ai concorsi pubblici è un tema che desta spesso polemiche. Anche il settore ICT ha le sue storie da raccontare in merito.

Proprio di recente a Venezia, Roberto Scano, Presidente di IWA Italy, ha inviato a Giorgio Orsoni, Sindaco del capoluogo veneto, e al consiglio comunale una nota per conoscere i criteri di valutazione del curriculum per assegnare la presidenza di Venis Spa, azienda di servizi ICT che da oltre 20 anni fornisce supporto tecnico al comune veneto.

Scano evidenzia come il dott. Massimo Zanotto, nominato Presidente della società, non abbia alcuna competenza ICT. Infatti, scorrendo il CV si possono leggere titoli di studio legati alle scienze motorie e il diploma ISEF, oltre a esperienze nel campo del marketing sportivo.

Se a Venezia si naviga in alto mare, nel resto d’Italia le acque sono altrettanto agitate. Abbiamo già scritto tempo fa delle polemiche legate alla richiesta del sindaco di Parma Pizzarotti per la collaborazione “ovviamente a titolo gratuito” di uno sviluppatore ASP .NET per le attività del comune da lui guidato.

Un altro concorso condito di polemiche è stato quello della Banca d’Italia per 5 tecnici ICT nel 2012. Soprattutto sul web, dove su alcuni forum c’è stata la guerra a colpi di post tra chi ha additato l’Ente di non aver rispettato i termini del bando o aver scritto in maniera poco chiara il documento e chi ha sostenuto il contrario evidenziando la professionalità dei lavoratori interni alla BdI e le competenze richieste per partecipare.

Sempre a proposito di acqua, nel 2010 la Molise Acque ha assunto due operatori informatici con licenza media, ECDL (la patente europea per l’uso del computer) e con alle spalle un contratto subordinato della durata di due mesi in interconnessione con sistemi complessi. Almeno così risulta dallo sfogo di un aspirante concorrente che ha scritto al giornale locale di Termoli denunciando la particolarità dei requisiti.

Infine, vogliamo sottolineare anche un altro aspetto che potrebbe diventare sempre più importante per i concorsi pubblici: l’uso di PC per i test di selezione.

Qui prendiamo in esame le polemiche sul concorso del MIUR per insegnanti che si è tenuto lo scorso dicembre.

Se è vero che i risultati si possono avere subito dopo aver effettuato il test, in molti hanno posto dubbi sull’esattezza del calcolo informatico, oltre a lamentarsi del fatto che non è stata consegnata alcuna ricevuta che attestasse l’esame svolto.

Inoltre, il concorso è stato diffidato da un gruppo di 45 associazioni attive nel campo del software libero, come AsSoLi, Wikimedia Italia, l’Associazione per l’Informazione Geografica Libera (GFoss.it), l’Italian Linux Society.

La diffida pone la questione dell’utilizzo di sistemi operativi open source: molte domande del concorso preparate dal Ministero in ambito informatico fanno riferimento a un solo sistema operativo proprietario e alle sue applicazioni.

Ora, se è vero che da un lato secondo il Decreto legislativo 82/2010, le pubbliche amministrazioni devono utilizzare software libero per le loro necessità e l’acquisto di licenze di software proprietario è possibile solo in casi eccezionali, dall’altro lato bisogna anche guardare all’utente e ammettere che la stragrande maggioranza di persone che possiede un pc usa software proprietario.

La partita è ancora aperta e pone come abbiamo visto diversi interrogativi su diversi fronti.

A cura di Mario Grasso