Donne digitali, in Europa +9 mld di euro annuali sul PIL

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MILANO – Secondo un’indagine della Commissione Europea, ci sono poche donne nel settore ICT in Europa:

1. Nei dati tratti dall’European Labour Force Survey del 2011, di 1.000 donne con una laurea o altri titoli di studio, solo 29 hanno una formazione ICT (rispetto ai 95 uomini), solo 4 su 1.000 donne sarebbero disponibili a lavorare nel settore ICT

2. Le donne lasciano la carriera più degli uomini e sono meno rappresentante in posizioni decisionali e dirigenziali (anche molto di più rispetto ad altri settori)

3. Solo il 19,2% dei lavoratori nel settore ICT ha una donna come capo, rispetto al 45,2% dei non lavoratori ICT.

Rovesciando il trend e mettendo uomini e donne sullo stesso piano in termini di lavoro digitale, il PIL europeo potrebbe aumentare di circa 9 miliardi l’anno (1,3 volte il PIL di Malta, giusto per fare un esempio).

Secondo lo studio, il settore ICT ne beneficerebbe poiché le imprese più inclusive di donne nel management realizzano nel 35% dei casi un ritorno sul patrimonio netto più alto e il 34% dei casi un ritorno complessivo dell’investimento per gli azionisti migliore rispetto a organizzazioni comparabili.

La ricerca inoltre evidenzia come le donne che lavorano nel settore ICT guadagnano quasi il 9% in più delle donne che lavorano in altre parti dell’economia, hanno una maggiore flessibilità con gli orari di lavoro e sono meno soggette alla disoccupazione (entro il 2015, ci saranno 900mila posti di lavoro ICT in Europa).

Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea per l’Agenda Digitale commenta così: “Adesso sappiamo aldilà di ogni dubbio che più donne ci sono nel mercato del lavoro, più questo ultimo è in salute. È proprio ora che il settore ICT porti avanti questa idea e consenta alle donne di sostenere il settore e i benefici economici che l’Europa può acquisire da questo enorme potenziale”.

Lo studio propone anche quattro aree di intervento prioritario su cui intervenire:

1. Costruire un’immagine rinnovata del settore tra le donne e nella società con azioni che rendano i temi ICT più coinvolgenti e interessanti.

2. Responsabilizzare le donne del settore promuovendo, insieme all’industria, uno standard curriculare europeo per promuovere dei percorsi di carriera chiari e precisi

3. Aumentare il numero di donne imprenditrici nell’ICT. Migliorare l’accesso ai programmi seed e venture capital per donne imprenditrici

4. Migliorare le condizioni di lavoro nel settore. Evidenziare il miglioramento delle prestazioni delle imprese che assumono donne.

Sono invece tre i fattori che frenano una piena partecipazione delle donne nel settore: a) tradizioni culturali e stereotipi sul ruolo delle donne, b) fattori socio-psicologici e barriere interne, come la mancanza di fiducia in se stessi, mancanza di capacità contrattuale, avversione al rischio e attitudini negative verso la competizione e c) barriere esterne, come un ambiente fortemente maschio centrico, difficoltà nella gestione della vita personale e professionale e mancanza di esempi nel settore.

Lo studio mostra una varietà di profili professionali svolti dalle donne nell’area della tecnologia digitale: dalle sviluppatrici di videogame alle specialiste della comunicazione digitale, alle ICT policy-maker.

Il report si conclude con una prospettiva ottimistica: avere delle donne che fungano da esempio come lavoratrici ICT e dare visibilità a questi casi all’interno del settore è la chiave per convincere altre donne a intraprendere una carriera nell’ambito.

I dati sembrano ottimistici sia in termini occupazionali, sia di genere. Ma tra la ricerca e la realtà passano diversi ostacoli politici, culturali ed economici che l’Europa deve affrontare nonostante tutto.