ICT e sindacato, idee e domande per un Dialogo Sociale europeo

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MILANO – Qual è il contesto europeo su cui si basa il settore ICT? Quali sono le associazioni che in ogni Paese del Vecchio Continente rappresentano lavoratori e aziende? A che punto siamo col Dialogo Sociale  a livello nazionale?

Uno studio della Fondazione Politecnico di Milano, promosso da UNI Europa ICTS e PIN SME e finanziato dalla Commissione europea, pone le suddette domande per fare il punto sulla promozione e lo sviluppo della cooperazione tra organizzazioni dei lavoratori e delle aziende del settore ICT in Europa.

Lo scopo principale della ricerca è stato la mappatura delle principali associazioni a livello locale, nazionale ed europeo. L’obiettivo è quello di identificare i partner potenziali per un dialogo sociale futuro in modo da creare una successiva piattaforma focalizzata sul settore ICT.

Pur non tracciando un quadro esaustivo del panorama associativo europeo, la mappa realizzata dalla fondazione milanese offre un’idea dei movimenti dei lavoratori e delle aziende ICT molto interessante.

Sul totale di 238 associazioni catalogate, la maggior parte (118) sono di carattere nazionale e si rivolgono ai lavoratori mentre 92 sono le associazioni che in Europa rappresentano le imprese.

In Italia, abbiamo 9 organizzazioni che rappresentano i lavoratori ICT e 7 i datori di lavoro. Mentre 1 è inserita come associazione che ha un interesse particolare nello sviluppo del settore ICT.

Per quel che riguarda le associazioni dei lavoratori, 3 sono interamente dedicate al settore ICT, 3 con almeno una sezione dedicata al settore e 3 che operano in aree potenzialmente legate all’ICT.

Per quel che riguarda le associazioni datoriali, 3 sono interamente dedicate al settore ICT, 3 con almeno una sezione dedicata al settore e 1 che operano in aree potenzialmente legate all’ICT.

In Italia, il contratto integrativo aziendale riguarda circa l’80% e non esiste un contratto collettivo nazionale del settore ICT. La produzione manifatturiera dell’hardware è in linea generale inscritta al contratto dei metalmeccanici. Il settore delle telecomunicazioni ha un proprio contratto dal 2000 anche se una parte di aziende applica ugualmente il contratto dei metalmeccanici. Le aziende che producono software e servizi informatici invece usano diversi tipi di CCNL: dal commercio (specialmente le piccole e medie imprese) al metalmeccanico, passando per l’artigianato.

Tra le associazioni delle imprese ICT italiane, la Fondazione Politecnico segnala Assintel, Unimatica, Confesercenti, Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Assinform, Anitec, CNA.

Mentre tra le associazioni dei lavoratori: FIOM-CGIL, UILTuCS Networkers, UILTuCS, UILCOM, UGL-TLC, FISTEL CISL, FILCAMS CGIL, SLC CGIL, FISASCAT CISL. AICA invece è segnalata come associazione legata al mondo dell’ICT per i servizi offerti.

Il quadro frammentato in termini di contratto collettivo nazionale, le linee guida della Grand Coalition for Digital Jobs della Commissione europea che puntano sulle competenze (l’e-CF in particolare), il progetto ESCO (Classification of European Skills/Competences, qualifications and Occupations )del DG Employment, le opportunità fornite dall’innovazione e dalla formazione continua, pongono diverse questioni di fronte al possibile ruolo di un Dialogo Sociale europeo del settore ICT.

Secondo la Fondazione, lo scenario europeo può dare l’avvio a nuove forme di Dialogo Sociale tra le parti, più vicine alla necessità di flessibilità e compatibile con le esigenze delle aziende di servizi, in maniera dinamica e focalizzata sulla crescita e l’innovazione.

L’ente milanese conclude il documento con alcune domande: fino a che punto le competenze (e-CF incluso) possono considerarsi il punto d’avvio di una contrattazione di settore che supporti questo processo di innovazione? Fino a che punto un tavolo di confronto su questo argomento firmato dalle parti sociali europee può velocizzare il processo? Le certificazioni possono diventare uno strumento per l’occupazione e l’innovazione? Come possono sostenere l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro?

Per leggere il documento intero, basta cliccare qui (pdf).

A proposito di sindacato e ICT, ecco la dichiarazione di Paolo Carcassi, Segretario confederale Uil; “Il ritardo accumulato in più di due anni dalle politiche di innovazione tecnologica richiede che il nuovo Ministro delegato, Madia, metta questo tema al centro della sua iniziativa, sviluppando e concretizzando il lavoro dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che ha visto il positivo contributo del Sindacato per le linee sulla cittadinanza digitale.

La Uil auspica la costituzione di una nuova commissione parlamentare permanente dedicata all’Agenda Digitale e all’innovazione tecnologica, come proposto da molti parlamentari dei diversi gruppi politici e come sostenuto nelle tesi confederali, predisposte per il congresso Uil.

La nuova commissione parlamentare, costituirebbe quell’interlocutore unico, per Governo, Agid e altri enti, necessario per accelerare i processi di innovazione e per diffondere le tecnologie digitali in ogni ambito, dalla politica industriale e delle telecomunicazioni a quella del sistema della comunicazione, dall’alfabetizzazione digitale all’e-commerce, dalle smart cities all’e-government”.

di Mario Grasso