Articolo 18, pronti per un dibattito serio?

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MILANO – Come spesso capita, è soprattutto oggi con i social network che stanno prendendo sempre più piede nel mondo dell’informazione, provare ad approfondire un argomento diventa sempre più difficile per i comuni mortali alle prese con le peripezie della vita quotidiana.

Questa volta tocca al dibattito politico sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Da una parte Matteo Renzi, dall’altra i sindacati, si direbbe. In realtà, la situazione è più complessa. Proviamo a vedere perché.

La battaglia mediatica si sta svolgendo su uno dei temi classici della comunicazione politica, cioè lo scontro tra il passato e il futuro. Due gli esempi lampanti in tal senso: il ricorso della parola “totem ideologico” da parte di Renzi verso la posizione del sindacato, la rievocazione della Thatcher da parte della Camusso per la figura di Renzi.

Idee e personaggi di ieri che ognuno dei contendenti vuole incollare sulle spalle altrui per posizionarlo su un concetto di passato (come se il passato fosse sempre e comunque una cosa negativa). Basterebbe solo questo breve passaggio per trarre alcune considerazioni.

La prima, è sicuramente legata al ruolo della parola sindacato. Il sindacato va oltre la sola Camusso e la CGIL. Forse Renzi punta su questi ultimi due per giocare di sponda e fare guerra all’interno del PD? Considerando le posizioni di confronto e dialogo delle altre sigle sindacali come la CISL e la UIL e (recente l’apertura condizionata della Camusso), per esempio, forse c’è qualche possibilità che sia così.

Allora sarà importante far passare il messaggio che c’è un sindacato aperto al dialogo, capace di innovarsi, di guardare avanti.
Sarà necessario trasmettere gli aspetti positivi che l’articolo 18 ancora oggi può dare per il mercato del lavoro, quali sono i possibili rischi derivanti da un’abolizione ed eventualmente valutare un ulteriore miglioramento a tutela dei lavoratori. Bisognerà creare dei messaggi inseriti in una cornice di significato creata sui valori del sindacato.

La seconda è che il sindacato, almeno quella parte favorevole al confronto, deve evitare di giocare sul campo comunicativo di Renzi.

Se il dibattito resta impantanato sul “totem ideologico”, i sindacati rischiano davvero di rafforzare la cornice di significato che Renzi vuole affibbiare alle organizzazioni come elemento del passato che va superato.

In tal senso, è interessante l’inquadramento del tema in chiave ironica lanciato su Twitter dagli utenti con l’hashtag #dailacolpaallarticolo18.

Un altro elemento interessante è proprio quello legato ai social network. Se da un lato è vero che alcune iniziative come la suddetta può contrastare l’idea di un sindacato vecchio, dall’altro bisogna anche entrare nell’ottica di idee che Twitter non basta per creare consenso e far arrivare il messaggio voluto alla gente comune. Un hashtag non fa primavera.

Sarà allora compito del sindacato intercettare su quei canali di comunicazione quotidiani, giornalisti, blogger e semplici utenti per portare alla ribalta in maniera forte, chiara e semplice questo tipo di iniziative e farle rimbalzare sui media mainstream, televisione in primis.

Inoltre, anche i sondaggi sembrano dare pareri contrastanti. Euromedia Research a Ballarò pone i sindacati come un freno allo sviluppo (29,3%) e un’istituzione vecchia (28,3%).

Ispo invece pubblica un sondaggio che dimostra come il 54% degli italiani (con una maggioranza fatta dai più giovani) ritiene che l’eventuale abolizione dell’articolo 18 finirebbe col rendere i lavoratori dipendenti più ricattabili dal datore di lavoro.

Insomma, come dice Shimon Peres: “I sondaggi sono come i profumi: bisogna annusarli, non berli”. Fuor di battuta, tutto ciò dimostra che il quadro dell’opinione pubblica sull’articolo 18, sul ruolo negativo del sindacato e sui temi del lavoro non è così chiaro come il Presidente del Consiglio e altri sostenitori vogliono trasmettere. I cambiamenti sul mercato del lavoro vanno fatti alla luce di un confronto sereno, ragionato e con gli attori giusti.

Forse è vero che le ideologie oggi sembrano essere superate, potremmo parlare di società liquida, per dirla alla Bauman. I valori comunque esistono ancora e su quelli bisogna creare il giusto consenso, i giusti messaggi, le giuste soluzioni per un mercato del lavoro in evoluzione.

Bisogna farlo per una cittadinanza che non tende così facilmente ad approfondire i temi del dibattito politico, che resta più vicina alle posizioni politiche già insite nella propria visione del mondo ma che allo stesso tempo ha bisogno di risposte concrete, semplici e veloci in modo tale da renderla più partecipe al confronto in maniera approfondita e più ragionevole. Un discorso che vale sia per la politica, sia per i media, sia per il sindacato.

Evitiamo che sia solamente un dibattito tecnico per pochi e illuminati. Al contrario, si riesca davvero a farlo diventare il più possibile un momento di confronto e condivisione di argomenti tra gli attori interessati.

di Mario Grasso