Il Regolatorio che venne dal freddo

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ROMA– A Roma si tiene il Forum della filiera delle telecomunicazioni, uno dei rari organismi istituzionali di ricerca fissati negli accordi contrattuali e gestiti paritariamente dai sindacati e dagli industriali del settore.

Giunto dal 2010 alla quinta edizione, ripropone già da un paio d’anni un cahiers de doleance relativo al calo di ricavi e occupazione del settore digitale italiano. Peraltro si tratta delle stesse argomentazioni esposte dalle voci europee unisone sia del lavoro che del capitale, nei settori della rete e dei media. L’unica nota positiva riguarda l’alto tasso di crescita (18%) dell’e-commerce italiano, i cui numeri assoluti sono però ancora di piccola dimensione.

Il Forum, quest’anno sostenuto dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, cercherà di farsi ascoltare a distanza dall’attuale presidente del Berec, lo svedese Göran Edward Marby, atteso nella capitale italiana per il 23 settembre al meeting “View from the top” promosso da Puntoit e Key4biz.

Il Berec, attivo da 3 anni è il regolatorio europeo e raccoglie le singole authority nazionali nel settore delle comunicazioni elettroniche. Il 49enne Marby ha un interessante profilo, tipico delle contraddizioni delle tlc europee. Presiede l’agenzia svedese Swedish Post and Telecom, un organismo amministrativo che all’interno del Mise svedese controlla poste e telefonia.

Poichè le Telco svedesi e finlandesi, entrambi a controllo statale, sono unite in TeliaSonera, Marby nei fatti è immerso in un ’economia statalizzata. Al tempo stesso, però l’euroburocrate ha un milieu tutto privatistico, formatosi nelle grandi imprese Usa e svizzere.

Quando gli è capitato di esprimersi come capo del Berec a fianco dell’ex commissaria europea per l’agenda digitale Kroes, ha parlato dunque come un manager della globalizzazione privata: “..le Telco europee sovrastimano le minacce degli Over-The-Top quali Google, Yahoo!, Facebook, YouTube, Skype, attori profondamente diversi rispetto alle tradizionali aziende Tlc. Non vi è rischio per la protezione di vecchi modelli di business.”

Due frasi sufficienti a rispedire al mittente gli allarmi della Confindustria digitale europea (Etno), delle Telco italiane (Asstel), dei media (dal gruppo L’Espresso a Mediaset), dei sindacati europei (Ces), di quelli tedeschi (Ver.di) ed italiani (Uilcom, Fistel, Slc), addirittura del Regolatorio francese.

Eppure anche il rapporto europeo di luglio sulle tlc ha rilevato il calo del settore, che non è più quello ricco e autosufficiente di una volta. Ed ha verificato che la domanda digitale europea è scarsa rispetto agli sforzi di investimento lato offerta. Per Marby è solo un problema di deregolamentazione: per far mettere mano al portafoglio ai consumatori basta, secondo il presidente Berec, offrire “accesso, mobilità, servizi e velocità.”

La velocità, come è noto è stata ed è l’ossessione del programma digitale di Bruxelles. La portabilità nell’arco di poche ore da un operatore Tlc all’altro, è stata garantita, a prezzo di notevoli sacrifici. Ora che in Francia sbarca la Tv americana sul web, forse, si aprirà un analogo tema sugli abbonamenti Internet. Le gare d’asta per le nuove frequenze sono costate molto, mentre calano i prezzi per l’accesso ai clienti, nella guerra delle offerte in ambito nazionale ed intraeuropeo.

Molti, moltissimi servizi, contenuti e app su web sono graziosamente offerti gratis dagli OTT “attori profondamente diversi rispetto alle Telco”. L’opinione del Berec è molto importante. Per Bruxelles è proprio la rete dei regolatori europei, nazionali e regionali (dal Berec all’Agcom ai Corecom) che deve governare la comunicazione digitale (reti, Tv, informazione).

Il Berec è un riferimento anche per il Regulatel, coordinamento sudamericano dei regolatori di comunicazione elettronica. Una rilevanza destinata ad aumentare ora che l’unitarietà di governance digitale europea è stata spacchetta dalla nuova Commissione tra due commissari europei, senza contare l’autonomia di un numeroso gruppo di agenzie, programmi e servizi e le disomogeneità normative, istituzionali ed organizzative nazionali.
Diverse sono le opinioni tra chi in Europa vuole multare Google e chi premiarlo. Per gli analisti Usa il sistema Berec ha condotto al calo degli investimenti complessivi europei, passati dal terzo su base mondiale di 10 anni fa a meno di un quinto.

Tutti in Europa, dalle istituzioni all’industria, all’università, ai sindacati sostengono il mercato unico digitale. Si tratta di capire se verrà realizzato, o meno, attraverso un processo competitivo di distruzione creatrice, con un bel numero di imprese (l’esempio di Nokia docet) e di posti di lavoro destinati a restare sul terreno.

Il digitale potrebbe anche essere il primo a realizzare un’integrazione economica transatlantica nello spirito del progettato TTIP di liberoscambista Ue-Usa (che piace sempre meno agli americani). Un eventuale mercato unico digitale a trazione Usa, forse ottimo, almeno in un primo tempo, per i consumatori, non lo sarebbe per il know-how europeo.

Il punto di fondo della contestata esistenza di un contrasto tra Telco e OTT sta nell’evidenza di conflitto e di assenza di reciprocità tra i sistemi regolatori delle due sponde. Marby potrebbe allora spiegare se in lui prevale il burocrate dell’attuale rigida euroregolamentazione o il manager propenso ad un regolatorio stile Usa, leggero, flessibile, mix di pubblico e privato.

Come cambierà la regolamentazione europea delle telecomunicazioni con la nuova Commissione Juncker? Come favorire gli investimenti? Quali sfide per l’industria europea delle telecomunicazioni? Queste alcune delle tematiche della serata che vedrà riuniti un ristretto e selezionato gruppo di esponenti del mondo delle internazionali di settore e della Commissione europea.

L’AGCOM, in qualità di membro effettivo di entrambe le reti, è stata rappresentata dal suo Presidente, Angelo Marcello Cardani. L’agenda del summit – si legge in una nota – si è concentrata sui temi dell’Internet governance, dello sviluppo delle reti di nuova generazione e delle misure poste in essere per garantire adeguati livelli di qualità dei servizi di comunicazioni elettroniche nei due Continenti.

Nel suo intervento, il presidente Cardani ha rappresentato le azioni intraprese dall’AGCOM in materia di tutela dei consumatori, con una particolare attenzione ai temi della trasparenza e della qualità dei servizi, ed ha messo a fuoco le prossime sfide che attendono i regolatori di settore in un quadro concorrenziale sempre più dinamico e convergente.

Il Presidente Cardani ha inoltre voluto sottolineare l’importanza di una cooperazione sempre più stretta tra i regolatori nazionali di settore europei e dell’America Latina, al fine di individuare soluzioni regolamentari adeguate per temi che assumono sempre più una dimensione trans-nazionale; a tal fine, Cardani ha rinnovato il concreto impegno dell’AGCOM, sia mediante scambi bilaterali, sia nell’ambito degli organismi internazionali di cooperazione regolamentare a ciò preposti, nella condivisione di esperienze e nella individuazione di best practices regolamentari.

di Giuseppe Mele