Agenzia per l’Italia Digitale, quale futuro?

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Per alcuni è stato un fulmine a ciel sereno, per altri era già nell’aria da tempo, fatto sta che Alessandra Poggiani, direttrice dell’Agenzia per l’Italia Digitale si è dimessa per candidarsi alle elezioni regionali del Veneto.

In realtà, potrà esercitare il suo ruolo all’interno dell’Agenzia per l’Italia Digitale in maniera ordinaria fino ad aprile ma dalle dichiarazioni lette su diversi organi di stampa, sembra che il suo impegno sia già rivolto verso il prossimo impegno politico.

Una notizia che chiaramente ha portato all’ennesimo scontro tra sostenitori e detrattori dell’AgID, tra renziani e anti-renziani ma che lascia in maniera oggettiva ancora una volta in sospeso un ente già martoriato nel recente passato da polemiche sulle funzioni dati dal governo Renzi agli uffici romani di via Liszt.

La domanda è retorica ma alquanto necessaria: quale sarà il futuro dell’Agenzia per l’Italia Digitale?

In un articolo interessante di Nello Iacono su agendadigitale.eu, l’autore pone due possibili scenari.

Il primo si basa sulla nomina rapida di un nuovo Direttore Generale. Il nuovo DG dovrà però essere un soggetto attuatore, con una governance complessiva e più snella sull’Agenda Digitale.

Il secondo è l’istituzione di un Dipartimento a Palazzo Chigi dedicato ai temi del digitale italiano. Ipotesi già discussa negli ultimi mesi, il nuovo ufficio dovrebbe riunire le competenze di coordinamento sull’Agenda Digitale, lasciando all’Agenzia solo il ruolo di attuazione.

Il dibattito si è animato anche sui social. Nel gruppo Facebook “Agenda Digitale Italiana”, anche Roberto Scano di IWA Italy trova la soluzione nella modifica della legge Passera su funzionamento e governance AgID.

Insomma, se si vuole portare avanti lo sviluppo del digitale nel nostro Paese con determinazione, rapidità e concretezza, bisognerà fornire a chi di competenza gli strumenti necessari (soldi, risorse umane e tempo, in primis) e potere decisionale per attuarlo.

Lasciando stare almeno per una volta dietrologia, protagonismi e giochi politici.
di Mario Grasso
Foto: FgPellicani