Marco Arena – Developer

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Marco Arena - Developer

28 anni, laureato in Ingegneria Informatica, romano, lavora da più di 4 anni in Emilia Romagna, sviluppando software per una scuderia di Formula 1.

Crede molto nel mondo delle community, nel grande valore umano e professionale che possono trasmettere. Per questa ragione nel 2013 ha fondato ++it, la comunità italiana dedicata al linguaggio C++.

Oltre alla passione per il mondo dell’informatica e della programmazione, da circa 5 anni – un po’ per hobby – si è avvicinato al mondo della crescita e dello sviluppo personale. Ha giocato a pallavolo per 13 anni e oggi pratica nuoto libero.

L’ultimo social post?

Si è trattato di un post sul mio blog tecnico. È un aneddoto tecnico su un piccolo problema reale e come risolverlo.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?

Una barzelletta del mitico “GeppoShow” 🙂

Mac, Windows o Linux?
Lavoro sotto Windows, ma a volte uso anche Linux a casa. Non sono un dogmatico, penso sarà chiaro più avanti in questa intervista!

L’ultimo acquisto online?

Alcuni gadgets per la mia community italiancpp.org. In genere li regaliamo facendo delle domande durante i nostri talk oppure li estraiamo a sorte.

Un libro che ha segnato la tua vita?

Marco Arena - Developer“Talk Like TED” di Carmine Gallo. Ho trovato molti spunti nell’ambito della comunicazione.

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Nel mio attuale lavoro ho affrontato molti bei progetti che mi hanno fatto crescere molto. Non saprei citarne uno in particolare.

Quando hai deciso di diventare Developer?

Non ricordo di preciso, ma ho ben chiari i momenti in cui a 8-9 anni dovevo scrivere comandi DOS per far partire alcuni giochi, cose che mi venivano molto naturali. Oppure a 13 anni, troppo piccolo per uscire da solo la sera (almeno a quei tempi funzionava così), capitava di passare il Sabato sera a programmare in Pascal, avvantaggiandomi gli esercizi per la scuola. Più avanti con gli anni continuai a curiosare finché non mi iscrissi senza dubbi ad Ingegneria Informatica, scelta che non ha fatto altro che confermare quella che da bambino era solo una vocazione.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?

Per me tutto fa brodo. Lo studio mi è servito tantissimo, l’università mi ha fornito degli strumenti importanti e ho visto il mio modo di ragionare cambiare con gli anni. Lo studio che conduco in autonomia mi aiuta a migliorare e a trovare spunti, anche per innovare nel mio lavoro quotidiano. L’esperienza pratica mi permette di fare degli errori che saprò riconoscere nel momento in cui starò per commetterli di nuovo.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?

È stato per una posizione che non mi interessava. Andai quasi per “cortesia”, perché fui segnalato da un caro amico. Roma-Milano in treno, a spese mie. Mi fecero un’offerta ma rifiutai. Fu comunque un’esperienza da conservare. E poi non ero mai stato a Milano!

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?

Tantissimi. Ho la fortuna di conoscere tante persone meravigliose, sia nell’ambito del mio lavoro che della mia community (che per inciso, considero nello stesso ambito). Persone che spesso si rivelano straordinarie non solo professionalmente ma anche umanamente. Sarebbe riduttivo fare nomi e avrei bisogno di troppo spazio 🙂

E un’intuizione vincente?

È successo e ne sono contento, soprattutto perché ho semplificato la vita a molti miei utenti! Si trattava di una feature semplice da immaginare ma un po’ più complicata da realizzare. Dopo un po’ di esperimenti portati avanti nei ritagli di tempo la proposi al mio top-manager come nuove progetto e mi fu data carta bianca per realizzarlo.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Developer come te?

Bruce Lee diceva: “il miglior combattente non è un pugile, un karateka o un judoka, ma colui che sa adattarsi a qualsiasi stile di combattimento”. In questo mestiere bisogna essere flessibili e sapersi adattare. Non esiste LA SOLUZIONE giusta, ma bisogna scegliere quella con meno sbagli. E non bisogna credere a chi dice “A è sempre meglio di B”. Farsi proprie opinioni è fondamentale. Se non si conosce è meglio dire “non lo so”.

Chiaramente è necessario programmare se si vuole imparare a farlo. E sbagliare serve più che vedere un codice compilare.  Competere con se stessi è fondamentale e suggerisco di frequentare siti come HackerRank o CodingGame. Siate intraprendenti, in molte occasioni non avete niente da perdere.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?

Il mio attuale lavoro l’ha trovato oltre quattro anni fa un mio caro amico su Twitter. Internet ti dà la possibilità di arrivare ad informazioni altrimenti irraggiungibili. Per il lavoro è lo stesso: sia perché puoi trovare delle offerte in modo “diretto” (vedi il classico sito di annunci) ma anche – e questo è ben più interessante – in modo indiretto, ovvero entrando in contatto con persone nuove, dalle quali veder nascere nuove opportunità.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?

Onestamente non ne ho idea. Ma sicuramente lo immaginerei veloce e flessibile come è la rete. Non deve ostacolare con la burocrazia.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.

I computer parlano tante lingue, proprio come nel mondo si parla in modo differente. Io conosco diverse “lingue per computer” e quando ci capiamo riesco a fargli fare quello che voglio 🙂 Il mio lavoro consiste nell’insegnare a svolgere ai computer una serie di compiti utili ad alcune attività. Io produco delle ricette che ogni computer sa leggere, capire ed eseguire alla lettera.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?

Dipende da quello che si intende per networker. In generale ho esperienza di situazioni in cui l’organizzazione classica è appropriata e altre in cui è un disastro. In Italia spesso molta gente se ne approfitta e quindi togliere il cartellino è impossibile. Ci sono realtà che funzionano bene, tipo a Facebook la gente può prendersi 3 mesi di ferie, basta che completa i suoi obiettivi. In Google puoi lavorare di notte o portarti il cane in ufficio. Stack Overflow ha una rete di programmatori “remoti”, e mi sembra che il sito vada bene 🙂

Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?

Marco Arena - DeveloperLa rete chiaramente ti dà l’opportunità di ampliare le tue conoscenze. Il concetto di amicizia è cambiato. Io ritengo molto bello e culturalmente interessante conoscere persone on-line, mantenendo e alimentando un’amicizia “virtuale”. Se i sentimenti di amicizia sono uguali non vedo molta differenza tra un amico che sentiamo/vediamo soprattutto via Internet e uno che vediamo di persona. Sono comunque discorsi molto delicati e complessi, io posso dirvi che ho tanti amici conosciuti online che vedo pochissimo ma che sento/vedo spesso su skype o via mail. Credo che sia un privilegio essere parte di una generazione in grado di instaurare questi “nuovi” rapporti sociali, qualcosa che 20 anni fa non succedeva. Tra 10-20 anni sarà normalissimo (se non lo è già) e risulterà strano pensare ad una differenza online/offline.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google? 

Può succedere, anche se spesso so di dover incontrare persone conosciute online, che hanno già un profilo pubblico ben visibile.