Lavoro, i giovani puntano su stabilità, salute e sicurezza

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Lavoro, i giovani puntano su stabilità, salute e sicurezza

Durante la recessione il lavoro ha assunto forme nuove e spesso inconsuete. Le strategie messe in atto per tamponare gli effetti della crisi hanno generato comportamenti di difficile lettura con le tradizionali categorie interpretative del mercato del lavoro.

Di qui la scelta dell’Isfol di condividere e discutere – nel convegno dello scorso 10 dicembre “Lavoro e crisi economica: evidenze, riforme e prospettive” – le evidenze degli studi condotti dall’Istituto sulle dinamiche più recenti e sulle riforme varate negli ultimi anni.

Durante l’incontro è stato sottolineato come l’obiettivo del processo di riforma fosse la riduzione della flessibilità al margine, vale a dire la contrazione del ricorso alle forme di lavoro atipiche e il corrispettivo aumento dei contratti tipici. Gli interventi messi in campo hanno agito cercando di modificare, tramite incentivi e disincentivi, i comportamenti dei datori di lavoro.

Ebbene le analisi dell’Isfol sulle attivazioni di rapporti lavorativi hanno registrato un aumento di nuovi contratti a tempo indeterminato, in particolare attraverso la trasformazione di contratti a termine, sotto la spinta di un incentivo di tipo economico (tramite lo sgravio triennale disposto dalla legge di stabilità 2015) e di uno di tipo normativo (il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act). Rimane da verificare se tali incrementi confermeranno un carattere strutturale o se le dinamiche osservate siano solo un effetto del combinato disposto di questi incentivi.

I GIOVANI. TUTT’ALTRO CHE CHOOSY

La crisi ha impattato duramente sui giovani, cui di recente sono state rivolte importanti politiche pubbliche per migliorarne la condizione.

Al riguardo l’indagine Isfol sulle transizioni dalla formazione al lavoro, che ha coinvolto 45mila giovani fra i 20 e i 34 anni, ha consentito di restituire la visione, tutt’altro che immaginifica, che i giovani italiani hanno del lavoro.

Diversamente da certe rappresentazioni, per i giovani sempre più spesso il lavoro ha una funzione strumentale ed è finalizzato principalmente al sostentamento economico e, in secondo luogo, al perseguimento dei propri interessi.

Pur con alcune eccezioni, la coerenza tra il percorso di studi e le attività lavorative assume sempre meno peso nella scelta dell’occupazione (per il 62,8% degli intervistati), a favore di un contesto occupazionale che garantisca buone relazioni tra pari (89,8%), una retribuzione adeguata (per il 92,5%) e soprattutto un livello elevato di salute e sicurezza sul luogo di lavoro (93,7%).

Non ha importanza quanto lungo sia l’orario di lavoro o quanto questo rappresenti un modo di agire la propria creatività o di esercitare la responsabilità o autonomia nel proprio ruolo; l’importante è che sia utile a costruire un’indipendenza economica.

Emerge quindi una generazione che misura le proprie difficoltà, ma che ha tutt’altro che spostato il centro della propria progettualità dalla questione lavorativa. La richiesta, in sintesi, è quella di poter vivere e lavorare in un Paese dove siano garantiti i diritti minimi di cittadinanza attiva e dove la questione della tutela e sicurezza sul luogo di lavoro diventa prioritaria, anche prima della realizzazione personale.

LE PROSPETTIVE

È troppo presto per valutare in pieno l’efficacia delle riforme del mercato del lavoro più recenti. In particolare appare ancora complesso il processo di costruzione di tutele specifiche per affrontare e contrastare le emergenze sociali più rilevanti, come appunto quelle delle famiglie, delle donne e dei giovani.

Questo processo comporta – a differenza degli interventi sulla flessibilità – un forte investimento pubblico e si scontra pertanto con la clausola della invarianza di spesa, che accompagna tutte le più recenti riforme del mercato del lavoro.

Seppur è apprezzabile che alcuni risparmi (in particolare quelli realizzati con la riforma della Cassa Integrazione Guadagni) siano stati finalizzati per finanziare nuove tutele (si pensi all’ASdI, una prima forma di assistenza ai soggetti più bisognosi) e alle misure di promozione della conciliazione vita e lavoro, passi ulteriori devono essere ancora compiuti.

Per verificare quanto sin qui fatto, ed eventualmente adeguare ulteriormente le policy alle nuove emergenze, riveste importanza fondamentale la promozione e la valutazione di efficienti politiche attive del lavoro. Altrimenti quanti usciranno dall’occupazione, a fronte della nuova flessibilità, peseranno sul sistema di sicurezza sociale.

In assenza di misure volte ad un’adeguata e repentina ricollocazione nel mercato, il peso della disoccupazione giovanile e di lunga durata potrebbe diventare insostenibile sia finanziariamente, che socialmente, inficiando i passi positivi sin qui compiuti.

Guarda l’infografica Giovani e lavoro: tra realtà e disincanto

Scarica le slide complete dell’intervento “Giovani e lavoro: tra realtà e disincanto

Per approfondire i temi del convegno