Matteo Enna – Developer

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Matteo Enna - Developer

Matteo Enna ha 28 anni. Proveniente da un paese nella provincia di Oristano, a fine dello scorso febbraio si è trasferito a Milano, per lavorare come sviluppatore in una StartUp incubata in SpeedMiUp (dell’università Bocconi).

Iscritto all’Università, ma senza essersi mai laureato, dal primo anno delle superiori ha deciso che voleva fare lo sviluppatore.

Quando si è iscritto all’università, per mantenersi gli studi, ha lavorato come programmatore in una web Agency e con il tempo il lavoro ha tolto il posto allo studio.

Ha un blog personale, dove alleggerisce le sue passioni professionali con citazioni di film.

Si reputa un Open Source Evangelist, per lui è come una religione.

L’ultimo post sui social?

Il dialogo finale di Ogni Maledetta domenica “tutto si decide oggi. O noi o risorgiamo come squadra” ecc ecc. Amo quei film.

L’ultimo video che hai visto su Youtube?

Il video della canzone di Frankie Hi Nrg MC: Quelli che bel pensano.

Mac, Windows o Linux?

Ovviamente Gnu Linux, ultimamente ho installato una Distro abbastanza friendly: Linux Mint.

L’ultimo acquisto online?

Non ordino molto spesso, probabilmente qualche libro oppure il caffè per la macchinetta.

Un libro che ha segnato la tua vita?

Senza dubbio “Rivoluzionario per caso. Come ho creato Linux (solo per divertirmi)” di Linus Torvald.

Quale è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?

Un po’ tutti, ma se dovessi scegliere credo NuragheBot, un Bot Telegram Open Source che utilizza gli Open Data della mia bella isola. Mi ha insegnato tantissimi, sia come sviluppatore che come attivista.

Quando hai deciso di diventare Developer?

Avevo 8 anni, mio zio mi regala un vecchio Amstrad PC1512, aveva il MS-Dos, per giocare dovevo scrivere tramite terminale. Da quando ho otto anni mi son appassionato di informatica, per la programmazione dobbiamo aspettare al primo anno di superiori, nel laboratorio di matematica si studiava il Pascal.

Matteo EnnaNella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?

Senza dubbio l’esperienza pratica, ma ho sempre cercato di studiare tantissimo anche da autodidatta.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?

Un colloquio molto classico, una delle prime volte che mi vestivo in camicia, ero tesissimo ed agitato… Ma il primo colloquio mi ha portato il mio primo lavoro.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?

Non uno, ma tantissimi, amo fare networking e spesso negli eventi si incontrano persone straordinarie, molte di queste sono riuscite a portarle nel blog con una serie di interviste.

E un’intuizione vincente?

L’esser partito per Milano, a 27 anni non avevo mai lasciato la Sardegna, mi son ritrovato con la possibilità di scegliere tra diverse opportunità di lavoro, ho optato per lavorare in una StartUp a Milano.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare Developer come te?

Non smettere mai di sperimentare e giocare con il codice. Realizzare piccoli progetti in autonomia, testarsi e vedere come va. Inoltre curiosare sempre su GitHub, ci sono tantissime librerie Open Source o progetti, da poter usare, studiare, modificare o far evolvere… Alla fine basta lasciarsi ispirare da quelle che Stallman definisce le 4 libertà del Software Libero.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?

Il lavoro in remoto è sempre maggiore, ho lavorato diversi mesi da Cagliari con il team di lavoro a Milano. Ci sono inoltre le comunità online, che danno spesso supporti importanti come Stackoverflow.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?

Assolutamente si, anche solo per avere un punto di riferimento e consigli se quello che si sta accettando è corretto per la propria professionalità.

Matteo EnnaDescrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.

Un Web Developer è come un conduttore di Talk Show, ha tanti ospiti e tanti invitati speciali da lontano, lui deve decidere chi deve parlare e quando. La differenza è che non ci sono solo persone ma grandi PC

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?

Secondo me, permette al lavoratore di lavorare nei momenti in cui preferisce ed è più produttivo.

Quanti sono i tuoi amici sui social network, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?

Su Facebook per esempio ho 1130 amici. Considerando che lavoro in uno spazio di co-working, amo partecipare ad tra eventi di formazione e workshop, un buon 10% mi capita di incrociarlo spesso.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google? 

Solo se l’incontro è importante e mi mette agitazione.