Lorenzo Ingrillì – Sviluppatore

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Lorenzo Ingrillì, 29 anni, informatico per vocazione. Dopo il diploma all’ITIS (indirizzo informatica) ha studiato informatica all’Università di Catania. Al momento è project manager in un progetto per la gestione di VideoLotteries. Tra una sessione di programmazione e l’altra ama andare in moto, skateboard e passare del tempo all’area aperta, meglio se a contatto con la natura. 

 

L’ultimo social post?
Una splendida fotografia mia con il trucco di Halloween! Quando invece mi spaccio per un individuo serio e diligente, scrivo dei post relativi a programmazione od amministrazione di sistemi operativi che pubblico sul mio blog e su qualche social network (l’ultimo è un tutorial su Apache Ant).

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Musica. A differenza di quanto sostengono SIAE e produttori discografici, la libera circolazione delle opere giova agli autori. Grazie a piattaforme come YouTube si riescono a conoscere/apprezzare artisti diversi dai soliti propinati da TV e radio; ed allora cominci a comprare i loro CD e ad andare ai loro concerti.

Mac, Windows o Linux?
Linux decisamente, ma non solo: FreeBSD, OpenBSD, NetBSD e qualunque altro sistema sul quale è possibile mettere le mani per analizzarlo/configurarlo/modificarlo.

L’ultimo acquisto online?
Libri, libri ed ancora libri. Per quanto ami Internet e la tecnologia, sono affascinato dalla carta stampata. Compro soprattutto romanzi, saggi e libri tecnici.

Un libro che ha segnato la tua vita?
“Memorie dal sottosuolo” di Dostoevskij.

Lorenzo IngrillìQual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
La gestione degli apparecchi da intrattenimento (AWP/AWP2) che ci sono sparsi sul territorio italiano. Attualmente, con l’azienda per la quale lavoro, facciamo consulenza per uno dei concessionari dei Monopoli di Stato (AAMS). La quantità di dati da trattare, le tempistiche da rispettare e le richieste stringenti dei monopoli mi hanno messo davanti a sfide che prima di questa consulenza non ero abituato ad affrontare.

Quando hai deciso di diventare sviluppatore software?
Fino a quando avevo 12 anni dicevo sempre che “da grande” avrei fatto l’architetto. Poi, un giorno, mio padre arrivò a casa con un PC e quando per caso avviai il QBasic… avevo deciso: nella vita mi sarei occupato di Informatica.

Nella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
Lo studio, l’esperienza, e la passione; molto l’ho appreso da autodidatta ed il titolo di studio ha certificato queste mie competenze. L’esperienza pratica affina il tutto e ti fa fare il salto di qualità.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il mio primo colloquio? Un disastro! Ero appena laureato, e pensavo che avrei parlato con qualche bravo sviluppatore software che doveva semplicemente valutare le mie capacità… immaginatevi la mia faccia quando mi sono trovato davanti una psicologa che per conto di una grande azienda cercava di interpretare ogni mia parola… a fine colloquio sostenne che io non fossi un appassionato di informatica e che la materia non mi interessava. Evidente la mia esaminatrice non era un’appassionata di psicologia 😉

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Diversi. Ho incontrato persone particolarmente brillanti ed altre particolarmente sgradevoli: il trucco è quello di imparare da tutti, devi imparare cosa fare osservando chi è brillante e cosa non fare osservando il resto.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare sviluppatore software come te?
Installate Linux, aprite un terminale e prendete confidenza con quel cursore che lampeggia. Superato questo scoglio si è già a buon punto. Bisogna avere tanta pazienza, dedizione e passione. Se volete iniziare a programmare scaricate qualche software opensource e provate a fare piccole modifiche: penso ad esempio a software come PhpBB; applicativi di questo tipo oltre alla utilità propria utilità “reale” (creare forum) sono altamente istruttivi, riuscire ad installarli e modificarli significa capire come interagiscono i vari componenti di una web application (un server web, un server mysql, un interprete php). Se avete già una infarinatura sulla programmazione, date uno sguardo a Groovy o Ruby che usano dei paradigmi più moderni.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Internet ha creato moltissimi posti di lavoro; si pensi a tutti i provider nati nei primi anni ’90 oppure agli investimenti effettuati dagli operatori di telefonia fissa e mobile. Inoltre l’ecommerce ha consentito ad alcune aziende più “tradizionali” di ampliare la propria base di clienti e di aumentare il proprio volume di affari. Dal punto di vista dei lavoratori invece vi è stato qualche timido accenno al telelavoro; questa modalità di lavoro purtroppo non è stata debitamente sfruttata dalle aziende italiane; i telelavoratori che conosco lavorano per lo più per multinazionali straniere che hanno una filiale italiana ma suppongo che prima ho poi la situazione cambierà perché il ricorso al telelavoro porta alcuni vantaggi per l’azienda (che così può scegliere i propri collaboratori tra molte più persone, anche oltre il confine nazionale), il lavoratore (meno spese per i trasferimenti da e per il luogo di lavoro, meno tempo trascorso in auto/treno/etc) e l’ambiente (meno spostamenti in auto, meno inquinamento).

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
No, in una Italia costituita da fazioni (di ogni genere) ognuna delle quali occupata a tutelare solo ed unicamente i propri interessi no, non vedo di buon occhio la nascita dell’ennessimo gruppo.

Lorenzo IngrillìDescrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Risolvo problemi. Cara nonna, se volessi sfornare più di 10 kg di pane per volta, spedirli in tutto il mondo, ricevere pagamenti con carta di credito, avere una vetrina davanti alla quale passano migliaia di potenziali clienti ogni giorno e tenere sotto controllo la tua attività semplicemente stando seduta su una scrivania… allora avresti bisogno di me: un informatico.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No, assolutamente: nel nostro settore ha senso invece lavorare per obbiettivi. Non è importante quante ore vengono impiegate su un progetto, ma la qualità di queste ultime. E’ importante che all’arrivo della scadenza il software abbia tutte le caratteristiche richieste (funzionanti!) ed anche di più. Se implementare questa o quella funzionalità ha richiesto un’ora di lavoro o un mese di notti insonni non importa a nessuno.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Gli “amici” sono circa 300, di questi in realtà molte sono semplicemente persone con le quali ho condiviso qualcosa (scuola, lavoro, hobby, etc) e delle quali ho comunque un ricordo positivo; mi fa piacere “seguirli” e sapere che fine hanno fatto. Dei miei social-contatti le persone vere con le quali ho a che fare nelle vita reale saranno meno di una cinquantina.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
No, perché dovrei? Mi piace improvvisare e non voglio avere dei pregiudizi basati su qualche profilo social (dove siamo tutti molto belli e molto intelligenti) o su qualche flame fotografato da Google 😀

Per chi volesse saperne di più su Lorenzo, può visitare il suo blog

 

di Mario Grasso