Le competenze maturate sul campo si possono valutare e certificare

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ISFOL – Il mercato del lavoro che cambia pone in rilievo l’importanza delle competenze da esperienza, una sigla che definisce gli apprendimenti non formali che ciascuno di noi puo’ acquisire ‘sul campo’ (sul lavoro e nella vita in generale). Sono competenze che – se opportunamente riconosciute – sono in grado di aumentare l’occupabilità degli individui e possono essere ‘decisive’ sul mercato del lavoro, come sottolinea la Commissione Europa, da anni impegnata in una strategia tesa a promuoverne la validazione.

Un modello di riconoscimento di queste competenze è anche la richiesta che emerge dalla ricerca Isfol, curata da Elisabetta Perrulli.Lo studio (Validazione delle competenze da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa) sottolinea la “necessità di un modello italiano di validazione che faccia tesoro dell’esperienza europea e costituisca una risorsa condivisa e accessibile. Potere accertare e convalidare competenze apprese con l’esperienza – afferma Elisabetta Perulli – aiuta a dinamizzare alcuni meccanismi rigidi di accesso o mobilità nel mercato del lavoro, apre nuove strade a lavoratori o aziende in crisi occupazionale, fornisce basi affidabili per un accesso di qualità di lavoratori provenienti da altri paesi europei o extraeuropei.

E’ anche da questi percorsi e strumenti che passa e si costruisce il nuovo welfare. Inoltre attuare il meccanismo della validazione delle competenze significherebbe ripensare, in un’ottica più aperta, l’intero sistema dell’apprendimento del nostro Paese, un ammodernamento formativo che avrebbe ricadute positive sul mercato del lavoro.  Per questo – conclude la curatrice – è sempre più necessario dare vita ad un insieme di regole condivise che consentano a quanti desiderino allestire progetti di validazione dell’esperienza, di potersi rifare ad un modello riconosciuto’’.

Il nostro Paese ha già fornito il suo contributo a 360° coinvolgendo, anche se in misura differente, tutte le Regioni. Le stesse sono state idealmente in tre gruppi a seconda dello stato dei lavori: il primo gruppo comprende 11 regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Sardegna e Sicilia) che si trovano in una fase di definizione di una strategia, quella che prevede la presenza di esperienze ma ancora non una normativa. Il secondo gruppo comprende quattro regioni (Lazio, Liguria, Marche e Veneto) che si trovano già in una fase più avanzata, per cui il sistema è stato già formalizzato all’interno del sistema regionale di certificazione; infine ci sono le ultime sei regioni (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta) che possono essere collocate nella fase più matura, quella che prevede un sistema di validazione già formalizzato e soprattutto concretamente avviato o a regime.

”Il nostro modello per la validazione di competenze da esperienza – conclude Elisabetta Perulli, vuole essere un ‘ombrello’ comune che legittimi e dia forza a questo tipo di iniziative consentendone la diffusione”.