Ivan Signorile – Web designer

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Ivan Signorile nasce a Bari 23 anni fa, all’età di 19 va a vivere e studiare a Roma dove tutt’ora lavora come Web e Graphic Designer presso Knoware, un’azienda di sviluppo applicazioni web e mobile.
Per qualche mese ha scritto per Your Inspiration Web, un blog punto di riferimento per i web designer di tutta Italia.

 

L’ultimo social post?
L’ultimo social post scritto sul mio twitter è una riflessione su quanti design di applicazioni super segrete, fichissime e dall’impossibile realizzazione che vengono postate su dribbble, non vedranno mai la luce, ma resteranno solo bellissimi prototipi.
La verità è che da designer devi pensare anche a chi deve realizzare quello che tu crei e non sempre è possibile…

L’ultimo video che hai visto su Youtube?
Ascolto moltissima musica su Youtube: l’ultimo video che ho visto è stato una cover di “All would envy” di Sting (link)

Mac, Windows o Linux?
Mac tutta la vita. Anche quando avevo Windows avevo trasformato il mio Asus in un Hackintosh e non appena ho potuto, me ne sono comprato uno vero. I Mac sono un esempio di piena integrazione tra design, tecnologia e usabilità, concetti chiave
per chi fa il web designer.

L’ultimo acquisto online?
L’ultimo acquisto online è stato un supporto per iPad di quelli che utilizza Square nei suoi video. Bellissimo.

Un libro che ha segnato la tua vita?
Ad oggi nessun libro ha cambiato la mia vita, spero col tempo di trovarne uno…

Qual è stato il progetto lavorativo che più ti ha segnato?
Il progetto più importante lo sto realizzando adesso in azienda: si chiama Goombah ed è qualcosa di realmente innovativo; permette agli utenti di poter consultare i menù e le offerte dei ristoranti vicini, poter vedere le recensioni di chi realmente ci è stato, le foto del locale e, se tutto è bello e a portata di portafoglio, possono prenotare direttamente da app e da web senza alcun
costo aggiuntivo. I ristoranti possono crearsi una propria pagina dove condividere i menù e le offerte in tutte le lingue del mondo, gestire le prenotazioni e inserire le foto del proprio locale. Il progetto è appena nato ma noi siamo eccitati e fiduciosi.

Quando hai deciso di diventare web designer?
Nel celebre discorso di Steve Jobs a Stanford uno dei passi fondamentali era quello di “congiungere i puntini”: in soldoni spiegò che è al corso di calligrafia che seguì al college che il mondo deve creare dei Macintosh con dei caratteri bellissimi.
Bene, quando lui seguiva quel corso mai avrebbe immaginato che avrebbe creato i Mac, lo faceva perché gli piaceva e basta. Io da piccolo creavo temi di Windows che stravolgevano l’interfaccia nativa secondo dei canoni che mi sembravano più o meno coerenti, convinto di migliorare il prodotto. Quando lo facevo, era solo per hobby, mai avrei pensato che un giorno avrei creato interfacce per lavoro. Oggi a distanza di sei,sette anni posso dire che non ho mai deciso di fare il web designer, il web è solo il mezzo che uso per applicare la mia idea di design sui servizi che utilizzo io o che utilizzano gli altri. Ho solo “congiunto i puntini”.

SignorileNella tua carriera, ha contato più lo studio (da autodidatta o scolastico-professionale) o l’esperienza pratica?
A Roma ho seguito un corso in linguaggi e tecnologie multimediali presso il centro Elis. Al corso abbiamo trattato un’ampia gamma di argomenti, da Java a Photoshop, sul web design avevo avuto un’infarinatura di base, gran parte del lavoro è stato da autodidatta, ma a quel corso devo il metodo di studio e di lavoro. Credo che sia il metodo ad aiutare molto nell’apprendimento: poi puoi studiare quello che vuoi, anche da autodidatta, come poi ho fatto io con Ruby on Rails ad esempio. Una scuola è stata anche scrivere per qualche tempo per Your Inspiration Web, un blog che 3 anni fa era appena nato ed oggi è in Italia uno dei punti di riferimento per chi ama il web design e vuole imparare il nostro mestiere. I ragazzi che l’hanno creato sono la testimonianza che l’umiltà e lavoro pagano, in qualsiasi mestiere, anche in uno poco convenzionale come il mio.

Il primo colloquio non si scorda mai: hai qualche curiosità da raccontare?
Il colloquio col mio attuale datore di lavoro, ad oggi l’unico colloquio che abbia mai fatto… C’è bastato davvero poco per capirci.

Hai avuto durante la tua carriera professionale un incontro particolare?
Nessun incontro in particolare, tanti piccoli incontri che mi hanno arricchito come uomo e come professionista.

E un’intuizione vincente?
L’intuizione vincente è stata scrivere per Your Inspiration Web, il rammarico più grande è stato lasciare… Anche creare “Hi, I’m Ivan Signorile and I need a dribbble invite” è stata una buona intuizione, mi sono arrivate un po’ di offerte di lavoro grazie a questo sito e anche l’invito per dribbble.

Cosa consigli ai giovani che vogliono diventare web designer come te?
Ai ragazzi consiglio di: non spendere cifre da capogiro per imparare il nostro mestiere con master che promettono di farti diventare un fenomeno; studiare, guardare i migliori del mondo che fanno, seguire i loro corsi (vedi Treehouse di Carsonified), creare dozzine di siti e cominciare a pensare che un web designer è un designer del web e che quindi non esiste solo il bello fine a se stesso, ma che il bello deve essere anche utile. Meglio un design più pulito e usabile che uno con decine di effetti, ma inutilizzabile.

Internet ha cambiato il mondo del lavoro in Italia. Come?
Internet fa una cosa che nessuno strumento ha mai fatto nella storia: abbattere le distanze. Nel lavoro ci stiamo arrivando e prima o poi l’utopia di lavorare da casa per una donna che ha appena partorito, invece di essere licenziata, ad esempio, potrà diventare realtà anche in Italia.

Serve un sindacato dei Networkers? Se sì, come te lo immagini?
Facendo un lavoro non convenzionale, mi immagino un sindacato non convenzionale, un sindacato che introduca il concetto di work/life balance in tutte le aziende di sviluppo software, un sindacato che tuteli dal punto di vista legale il concetto di proprietà intellettiva, che introduca strumenti volti al miglioramento del lavoratore come professionista con l’inserimento dell’obbligatorietà dei corsi di aggiornamento per ogni lavoratore, magari corsi organizzati proprio dal sindacato.
Per i freelancers potrebbe essere utile un sindacato che li aiuti dal punto di vista della burocrazia e della gestione delle finanze con dei corsi e del personale che possa aiutarli. Molti lavoratori non lavorano in grandi aziende, ma in piccole startup dove sono in contatto h24 con i propri datori di lavoro, il sindacato “non convenzionale” che immagino io non dovrebbe, perciò, mediare tra dipendente e capo, ma dovrebbe essere uno strumento utilizzato dal capo stesso per migliorare l’ambiente di lavoro e ottenere di più dai propri dipendenti.
Ognuno di noi ama il proprio lavoro e da il 100%, ma con questi strumenti daremmo il 200% e lo faremmo volentieri e facendo anche qualche sacrificio in più.

Descrivi la tua professione in modo chiaro e diretto in modo che anche mia nonna possa capirla.
Il mio lavoro consiste nel rendere tutti quei servizi offerti da internet belli e utilizzabili, al punto tale che anche tu, se volessi, potresti usufruirne nel modo più naturale possibile.

L’organizzazione ‘classica’ del lavoro (orari rigidi e cartellino da timbrare) ha senso per un networker?
No e guai a pensarlo, ma tutto questa libertà comporta dei doveri, è proprio quel discorso che facevo prima riguardo al work/life balance, che è una filosofia sposata in pieno dall’azienda per la quale lavoro. Certo, questo comunque significa che se ricevi una chiamata di lavoro sabato alle 3 di pomeriggio devi rispondere, per correttezza e professionalità.
Quanto all’esigenza di essere fisicamente in ufficio penso sia un discorso a parte: ci sono volte in cui bisogna collaborare per forza al fianco di chi è sul tuo stesso progetto; la maggior parte delle volte comunque, una buona call conference su Skype ti evita spostamenti inutili per essere sul posto di lavoro.

Quanti sono i tuoi amici sui socialnetwork, quanti di questi conosci davvero e quanti frequenti anche “off-line”?
Su Facebook ho 300 amici dei quali conosco il 90%, su Twitter ho 200 followers e di persona ne conosco forse una decina.
Non mi immagino con 2000 amici di Facebook di cui ne conosco magari solo la metà, dal momento in cui principalmente Facebook serve a restare in contatto con chi conosci; su twitter invece posso capire le eventuali migliaia di followers dal momento in cui lo vedo come un posto dove condividere pensieri e notizie anche e soprattutto al di fuori della propria cerchia di amici.
Google plus è carino, ma non lo curo quasi per niente, avró un centinaio di contatti. Su Linkedin ho un ottantina di contatti e trovo che sia uno di quei pochi social “puliti”, per intenderci uno di quei pochi servizi online che fa davvero quello che promette di fare.

Prima di incontrare qualcuno che non conosci fai una ricerca su Google?
Assolutamente si, trovo che sia una cosa del tutto normale, anzi spesso e volentieri è proprio l’altra persona che fa ricerche su di me e mi aggiunge tra gli amici di Facebook o tra i contatti di Skype.

 

di Mario Grasso