Torino non è San Francisco

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TORINO – Aumentano la difficoltà per molte aziende informatiche del Torinese, società rilevanti a livello internazionale (come IBM, Oracle, Altran) e piccole aziende del settore che hanno vissuto di riflesso la crisi dei grandi gruppi industriali e bancari di cui erano fornitrici.

Tra le grandi società Altran – multinazionale quotata alla Borsa di Parigi- ha aperto la procedura di Cassa Integrazione. Oracle ha operato tagli del personale nella sede torinese (e non solo).

IBM ha imposto trasferimenti a una settantina di dipendenti torinesi indirizzandoli, loro malgrado, a Milano.

La multinazionale CSC (circa 300 dipendenti a Torino) ha chiesto nuovi trasferimenti del personale e sfugge ancor oggi al confronto con le parti sindacali.

Sono state coinvolte anche società storiche del settore come Agile ex Eutelia, la cui vicenda s’e’ risolta solo in minima parte con l’acquisto da parte di TbsIt: oppure Ois ex-Solgenia (250 dipendenti a Torino) i cui dipendenti lamentano ritardi sistematici nel pagamento degli stipendi.

C’è inoltre una forte apprensione sul futuro del CSI (Consorzio Sistema Informativo) la piu’ importante realta’ informatica della regione

Un quadro con molte ombre insomma.

In generale e’ l’economia della regione che non sta molto bene: lo conferma il Rapporto «L’economia del Piemonte» presentato, pochi giorni fa, nella sede torinese della Banca d’Italia.

Il report segnala un indebolimento del sistema produttivo locale e un calo dell’occupazione del 0,2%, tutto sommato basso perché compensato dalla sostanziale tenuta della domanda estera, rispetto alla quale la Regione è forte visto che quasi un quarto della sua produzione industriale è destinata all’export

La fase attuale però non è facile e diventa sempre più urgente l’istituzione di un tavolo tra istituzioni, parti sociali e imprese, per cercare di dare risposte a una situazione che rischia di degenerare in fretta, lasciando il conto finale ai lavoratori e alle loro famiglie.

Un tavolo che dovrebbe poi spostarsi a Roma e coinvolgere la Presidenza del Consiglio.

di Giuseppe de Paoli