MILANO – Come diceva Lao Tzu “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un passo”. Non è forse anche questo il caso dell’ICT nella Pubblica Amministrazione italiana? Se le intenzioni di compiere il passo esistono, almeno a parole, i fatti sembrano dire finora il contrario.
Basta guardare i recenti numeri del secondo Osservatorio Assinform sull’ICT nella PA. La spesa ICT complessiva della PA ha subito tra il 2007 e 2013 un calo medio annuo del 2,8%, a scapito degli investimenti.
Fa eccezione la Sanità in crescita. Amministrazioni Centrali e Locali ancora a compartimenti stagni. Il progresso nei servizi online per cittadini e imprese non basta. Resta prioritario realizzare le iniziative annunciate, coinvolgendo il settore ICT.
“La Pubblica Amministrazione italiana afferma Elio Catania, Presidente Assinform – è in forte ritardo sul fronte della digitalizzazione. La spesa continua a calare, si investe sempre meno e permane una frammentazione nell’uso e nell’allocazione delle risorse che non consente di fare sistema. Troppe iniziative sono annunciate e tardano ad essere avviate”
Sempre Catania conclude così il suo intervento durante la presentazione dei dati dell’Osservatorio: “Ben vengano le tre priorità individuate nell’ambito dell’Agenda Digitale Italiana (identità digitale, anagrafe unica e fatturazione elettronica) purché si metta una marcia in più e soprattutto si passi dalle Agende ai progetti esecutivi con responsabilità chiare e tempi attuativi ben identificati”.
Più o meno la stessa tendenza è rilevabile in un altro studio dedicato all’uso del Cloud Computing nelle strutture pubbliche.
Secondo una ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a service della School of Management del Politecnico di Milano, ad oggi, tra gli enti pubblici italiani, solo il 35% sta usando servizi di cloud pubblico e solo il 41% quelli di cloud privato: un livello molto basso se confrontato con la media del settore pubblico e privato. Ma il vero problema è il coordinamento dei progetti.
Va dato merito alle Regioni che si stanno muovendo sia sul lato infrastrutturale che applicativo. Indietro invece province e comuni.
L’Osservatorio rileva come una più ampia diffusione del cloud presso la PA, attraverso progetti coordinati tra loro, potrebbe avere ripercussioni molto positive sull’efficienza e sulla razionalizzazione dei costi.
E poi c’è chi, come Paolo Colli Franzone dell’Osservatorio Netics, evidenzia un problema di rappresentanza politica della lobby digitale.
Una debolezza dimostrata nei confronti del lavoro svolto dalla lobby degli editori finalizzato a prorogare l’avvio della diffusione dei testi scolastici digitali. Oppure quella che avrebbe dovuto “perorare la causa” di una giustizia finalmente digitalizzata in ogni suo anfratto. Oppure ancora, quella che è mancata in parecchie delle “battaglie perse” in questi ultimi anni, qui in Italia, dalla sanità ai trasporti.
Sarebbe il caso, secondo Colli Franzoni, di ripensare completamente il “circuito”, partendo dalla considerazione (avvalorata, peraltro, dai risultati dell’Osservatorio Assinform ICT PA e Sanità) che questo mercato non può espandersi se non a fronte di un vero e proprio cambio di paradigma da parte delle amministrazioni pubbliche.
Saranno questi i primi passi da compiere per percorrere la lunga strada della rivoluzione digitale in Italia?