Scuola digitale: l’Italia avanti piano

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Nel 2012 – In 2.500 campus universitari americani arriverà un software per pc, i Pad e telefonini, che permetterà all’insegnante di verificare il livello di attenzione dello studente chiedendo feedback sulla tastiera, ogni 15 minuti.

L’amministrazione di Chicago sta promuovendo l’ apprendimento attraverso video-racconti pubblici di libri; in molte scuole della California gli studenti hanno borse di studio per comprare l’ iPad.

In Inghilterra dopo la riforma del sistema scolastico voluta da Blair, la lavagna interattiva digitale è presente oramai nel 100% delle classi primarie e secondarie.

L’Unione Europea – Ha messo la competenza digitale al quarto posto (dopo prima lingua, lingua straniera e matematica e scienze), tra le competenze considerate essenziali per l’educazione degli stati membri.

Persino in Uraguay, grazie ai computer economici di Nicholas Negroponte, i bambini delle elementari hanno un pc a disposizione.

E in Italia? – Per la scuola digitale la strada è ancora tutta in salita. Il ministero dell’Istruzione porta avanti il progetto Lim, per fornire lavagne interattive multimediali alle scuole: al momento sono circa 70 mila i docenti istruiti all’uso ma le lavagne sono poco più di 25 mila, anche se dovrebbero arrivarne altre 9 mila nell’anno. Troppo poco! E comunque il progetto di allargare l’utenza si scontra con la difficile fase economica.

Classi 2.0 – E’ un’iniziativa lodevole: 30mila euro di stanziamento per 156 classi delle scuole inferiori che hanno presentato progetti innovativi. In Italia però ci sono circa 25mila scuole! Insomma gli investimenti sono insufficienti e la cultura digital oriented è ancora ben lontana dal decollo, anzi l’Italia rischia fortemente d’essere ultima nella fila.

Non mancano gli esempi controcorrente come quello di Reggio Emilia dove, già negli asili nido software, dispositivi elettronici e lavagne interattive stanno sostituendo orsacchiotti e bambole! O, per i più grandi l’esperienza ad alta tecnologia del Liceo Scientifico Tecnologico Ettore Majorana. Queste esperienze dimostrano che anche nel nostro paese ci sono maestri e insegnanti che hanno capito la forza dell’higt school. Ma non basta.

La generazione di nativi digitali – (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) Pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori, risolvere i problemi in maniera attiva in modo assolutamente pragmatico. E ha bisogno di risposte diverse da quelle del ‘sapere’ tradizionale.

Sono gli stessi giovani che quando si affaccerano al mondo dei business (tra i 18 ed i 30) saranno in grado di dare uno straordinario contributo d’innovazione al mercato, se il sistema produttivo, e la scuola prima, saranno stati pronti ad accoglierli!

UN CASO D’ECCELLENZA A STANFORD

di Giuseppe de Paoli