Professionisti Ict a rischio futuro: manca la formazione

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TORINO – C’è una discrepanza sempre più netta tra competenze possedute dai talenti Ict italiani e quelle richieste dal mercato. Una distanza che mette a rischio le opportunità lavorative nel settore. E’ quanto rileva la ricerca Professional e-competence survey che verrà presentata oggi in occasione del congresso nazionale Aica (l’Associazione Italiana per l’informatica ed il Calcolo Automatico) in corso presso il Politecnico di Torino.

COMPETENZE A RISCHIO – Secondo lo studio realizzato da Aica e Cepis (Council of European Professional Informatics Societies), organizzazione non-profit che riunisce le Associazioni europee di informatica, i talenti ICT italiani non hanno elevati livelli di formazione post secondaria e per il lavoro seguono percorsi formativi che non sono sempre ben ‘calibrati’ sull’Ict. Molto spesso inoltre il loro percorso di carriera non coincide con le loro competenze.

I RISULTATI – Il 25% dei partecipanti alla ricerca infatti si definisce come It Manager ma solo il 2% degli stessi risulta avere le competenze previste dall’European e-competence frame work, il quadro di riferimento delle competenze Ict usato a livello europeo. Una distanza dai requisiti considerati necessari dall’Ue che si manifesta anche per molti alti profili, per esempio quelli di Project IT Administrator. Sono elementi che rendono i talenti nostrani più esposti al cambiamento rispetto alla media dei colleghi europei: la ricerca di un lavoro più soddisfacente coinvolge i talenti italiani con una percentuale del 20% più alta rispetto ai loro colleghi europei. Un gap  che va colmato. Così come quello relativo alla presenza di donne professioniste nel settore che è inferiore alla media europea: le donne che lavorano nell’Ict in Italia sono solo l’8% contro una media Ue del 16%. Per dare anche qualche dato positivo va detto che la ricerca rileva buone competenze dei lavoratori Ict italiani nelle cinque aree (Plan, build, Run, Enable, Manager) dell’European e-competence frame work.

L’European e-competence framework (e-cf) è un quadro di riferimento di 32 competenze ICT che possono essere utilizzate e comprese da differenti soggetti: utenti ICT, imprese, settore pubblico ed educativo e partner sociali in tutta Europa. vdei  www.ecompetences.eu.

CHE FARE – Il problema e’ la scarsa o addirittura la non coincidenza tra le competenze possedute ed il profilo di carriera. Per questo – sottolinea la ricerca – servono percorsi di formazione adeguati e specifici, orientati in modo di non ampliare il divario. La maggior parte dei relatori intervenuti al convegno ha sottolineato la necesssita’ della formazione.  Occorre dare vita a un piano di valorizzazione dei talenti nostrani, elemento fondamentale perchè le nuove tecnologie smart possano dispiegare al meglio le proprie potenzialità. Occorre investire nella formazione Ict impostandola su misura e indirizzandola, soprattutto, alle tecnologie con approccio smart e verso aree quali energia, mobilità, salute dove la stessa tecnologia è in grado di portare grandi vantaggi.

Il tutto mettendo in primo piano la persona perchè, come ha ricordato Rodolfo Zich presidente di Aica ‘’le comunità intelligenti vivono dell’interazione fra ricerca, industria, istituzioni e soprattutto, vivono delle competenze e della creatività degli individui che danno vita a soluzioni innovative. Oggi occorre dare priorità allo sviluppo delle nuove competenze professionali necessarie per gli smart jobs del futuro, un futuro che è già molto vicino’’.

CEPIS profile competence for Italy (PDF)

 

di Giuseppe de Paoli