ICT: le imprese High Tech al Sud ‘frenano’ la discesa

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Palermo – Pochi investimenti e quei pochi sono di routine. Difficoltà ad esportare in nuovi mercati, stasi totale delle assunzioni, quando non licenziamenti.

E’ il quadro delle imprese italiane nel sud fornito dal rapporto 2011 ‘Impresa e Competitivita elaborato da SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) e OBI (Osservatorio Banche e Imprese di Economia e Finanza).

Un quadro desolante nel complesso, un po’ meno per le imprese legate all’Ict che hanno saputo investire in tecnologia e innovazione e sono state più svelte nel migliorare il profilo di qualificazione e specializzazione del proprio ‘’capitale umano’’.

Nel settore Ict – rileva il rapporto – è aumentata la consapevolezza del potenziale competitivo delle reti d’impresa e si ricorre sempre più a forme innovative di cooperazione. Dato confermato dal rapporto di Cerved Group, società d’analisi nata dall’unione di Centrale dei Bilanci, Cerved, Lince, Databank, Finservice, Consit e Pitagora.

Cerved rileva che le imprese attive nell’ict al sud (isole comprese) sono cresciute, nell’ultimo decennio, del 56%. I dati di bilancio di queste imprese però evidenziano che sono davvero poche le aziende meridionali del settore in grado di competere in campo internazionale (non perchè manchino le idee e il capitale umano, ma soprattutto a causa delle cronica carenza di infrastrutture)

Succede cosi’ che tra le società di capitale del sud (circa 8.000 nel Mezzogiorno e 1.600 nella sola Regione Puglia) più del 75%, non ha superato i 500 mila euro di fatturato. Il 30% non è arrivato nemmeno a 50 mila Euro. Solo una piccola parte del campione, esattamente il 3%, ha superato i 5 milioni di fatturato. Troppo poco per parlare di ripresa.

 

Giuseppe de Paoli