Internet bene comune, nasce il movimento per il diritto alla Rete

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MILANO – L’accesso a Internet come un diritto di tutti.

E’ l’obiettivo di “Internet bene comune”, un movimento nato sulla rete, dove si presenta con un Manifesto interattivo, rivolto a tutti i cittadini sollecitati a contribuire alla stesura dello stesso, insieme agli enti pubblici, con contributi scritti o video (vedi sito internet).

L’iniziativa sembra piacere: a pochi giorni dal lancio aumentano esponenzialmente le adesioni e ‘internet bene comune è già tra le parole chiave più utilizzate

Tra i primi firmatari del manifesto Enrico Rossi, governatore della Toscana, Regione in prima fila nell’abbattimento del digital divide (quest’anno darà il via a un piano di finanziamento da 60 milioni di euro per diffondere la banda larga a 30 megabit entro il 2020)

L’ACQUA E LA RETE – Il movimento proInternet ricorda quello di “Acqua bene comune”,  il forum italiano che ha promosso la campagna per il doppio sì ai quesiti referendari sulla gestione del servizio idrico. Un bene comune primario nel primo caso,  un bene comune e “un  elemento positivo e qualificante della vita, che soddisfa i bisogni primari del sapere e della conoscenza”, nel secondo. L’appello per il diritto alla Rete spopola sul web. Tra i primi firmatari Nicola Zingaretti, Riccardo Luna, Stefano Quintarelli, Alessandro Lovari, Luca De Biase.

Il movimento d’opinione nato in Toscana, potrebbe dare una bella ‘spinta’ all’ uso di Internet che in Italia e’ ancora limitato al 57% della popolazione mentre nell’Ue è usato dal 71%. Il Belpaese rimane indietro, lo abbiamo detto, anche per l’e-Government che coinvolge attualmente non più dell’8% della spesa pubblica, rispetto al 21% comunitario.

Note dolenti anche per l’e-commerce  la cui incidenza in Italia si ferma al 15% mentre è al 43% in Europa; infine solo il 4% delle imprese italiane vende direttamente online contro una media Ue del 12%.

INVERTIRE LA TENDENZA – Per invertire la tendenza, ben vengano anche movimenti come quello nato in Toscana seppur certamente la responsabilità più grande sta al Governo che, dopo i primi passi positivi, deve spingere l’acceleratore sul percorso digitale annunciato. L’esecutivo guidato da Monti ha detto di riconoscere nel digitale una misura chiave per la crescita del Paese, ora deve dimostrarlo.

 

di Giuseppe de Paoli